Pakistan: perlustrazione casa per casa contro talebani

ISLAMABAD. – Con un rastrellamento casa per casa a caccia dei ribelli islamici l’esercito pachistano ha iniziato oggi la fase decisiva della campagna militare nello sperduto distretto tribale del Nord Waziristan, rimasta fino a oggi una delle roccaforti più sicure per i jihadisti che combattono in Pakistan e in Afghanistan. Le operazioni sono iniziate stamane nel capoluogo di Miranshah, a ridosso del confine, ormai una città fantasma dopo l’evacuazione degli abitanti avvenuta nelle scorse settimane. Qualche giorno fa carri armati e mezzi corazzati avevano già preso posizione di punti strategici dell’area in vista dello dispiegamento della fanteria. La campagna militare, lanciata il 15 giugno con il nome di ‘Zarb-i-Azb’ (termine che si riferisce alla spada di Maometto) e che ha l’obiettivo di eliminare i gruppi integralisti islamici, sembra, almeno per ora, aver dato i suoi frutti. L’ufficio stampa dell’esercito, unica fonte in quanto non ci sono giornalisti sul posto, riferisce che sono stati uccisi 376 militanti islamici (tra cui una quindicina oggi), mentre le perdite sono state di 19 soldati. Nei rastrellamenti di stamane sono stati inoltre scoperti dei tunnel sotterranei e dei laboratori per la preparazione delle famigerate bombe Ied, responsabili di tante stragi. Il prezzo da pagare per la popolazione è però molto alto: oltre 500 mila persone sono state costrette a lasciare le case, in un periodo dell’anno molto caldo (oggi inoltre è iniziato il mese sacro del Ramadan) e solo una minoranza ha trovato accoglienza nei campi profughi. Molti si sono rifugiati in Afghanistan, ma le loro condizioni sono precarie e c’è il rischio che l’esodo di trasformi in una crisi umanitaria. L’operazione è scattata dopo il fallimento dei negoziati con il principale gruppo talebano del Tehrik-e-Taleban Pakistan (Ttp), ma il detonatore è stato l’attacco all’aeroporto internazionale di Karachi dell’8 giugno che ha causato 35 morti e che è stato rivendicato dai talebani e anche dal Movimento Islamico dell’Uzbekistan (Imu), entrambi fedeli ad Al Qaida e con le basi in Nord Waziristan. Per anni gli Stati Uniti, alleati di Islamabad nella lotta al terrorismo islamico, avevano fatto pressione sul Pakistan perché prendesse controllo militarmente della regione diventata una sorta di ‘zona franca’ per diversi gruppi di militanti islamici, tra cui anche quelli alleati della rete Haqqani. Secondo gli esperti, il principale gruppo attivo in Nord Waziristan è quello che fa capo a Hafiz Gul Bahadur, considerato un “buon talebano” che combatte contro le truppe occidentali in Afghanistan, ma che non attacca le forze pachistane e per questo sarebbe risparmiato dall’offensiva. Sembra, da quando è emerso, che l’operazione di Islamabad sia diretta piuttosto contro gli uzbeki che da anni trovano rifugio e ospitalità da parte delle comunità tribali. (Maria Grazia Coggiola/ANSA)

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