Berlusconi: giudice lo diffida per attacco toghe in aula

MILANO. – E alla fine il ‘cartellino giallo’ è arrivato. Silvio Berlusconi ha ricevuto una diffida dal suo giudice di Sorveglianza per le parole usate contro la magistratura, definita “incontrollata, incontrollabile, irresponsabile” e con “l’impunità piena”, durante la sua testimonianza nel processo a carico di Valter Lavitola sulla vicenda degli appalti a Panama. Nel tardo pomeriggio di oggi, infatti, il leader di Forza Italia è stato convocato da Beatrice Crosti – il giudice a cui è assegnato il ‘monitoraggio’ dell’affidamento in prova ai servizi sociali di un anno per via della condanna definitiva per il caso Mediaset – che lo ha richiamato in quanto ha ritenuto le frasi da lui pronunciate, lo scorso 19 giugno, davanti al Tribunale partenopeo “offensive” e “dispregiative” nei confronti delle toghe. L’ex capo del Governo, che si è intrattenuto per circa un’ora a colloquio con il giudice, dopo aver spiegato che quel giorno voleva rispondere al presidente del collegio “con una battuta poi troncata”, ha chiesto “scusa” per quanto ha detto e ha assicurato che non si ripeterà più. Berlusconi, durante il faccia a faccia con Beatrice Crosti nell’ufficio del giudice che si trova al settimo piano del palazzo di Giustizia milanese, per l’occasione ‘blindato’ da un cordone di carabinieri, è stato in un certo qual modo ‘rimproverato’ per aver violato quella prescrizione messa nero su bianco nel provvedimento con cui lo scorso 15 aprile gli è stata concesso l’affidamento in prova, misura alternativa per scontare la pena: gli era stato espressamente vietato, come aveva anche chiesto il sostituto pg Antonio Lamanna, di offendere l’intero “ordine” giudiziario. Così, dopo che all’inizio della scorsa settimana da Napoli sono state trasmesse le trascrizioni delle parole esatte da lui pronunciate in aula, si è dovuto presentare dal magistrato che gli ha fatto presente che la frase ‘incriminata’ non rientra nel diritto di critica che, al contrario, deve essere “civile e urbana”. E non solo, dopo avergli detto che ”questo non è un gioco”, gli ha spiegato che i magistrati non sono solo quei pochi di cui lui legge sui giornali e che conosce, ma sono in tanti e la maggior parte lavora e si dà da fare. Inoltre, assieme al giudice ha riletto quel passaggio dell’ordinanza che lui, pare, non si ricordasse bene: quello in cui il Tribunale di Sorveglianza faceva riferimento alle “esternazioni pubbliche fatte dal condannato nei confronti della magistratura, dichiarazioni offensive (…) che manifestano spregio nei confronti di questo ordine, ivi compreso di questo Collegio”. Affermazioni che Berlusconi deve evitare “perché tali comportamenti (…) ben potrebbero inficiare quegli indici di resipiscenza” fondamentali per il buon esito del percorso di reinserimento sociale che prevede anche che il leader di Forza Italia debba “mantenersi nell’ambito delle regole della civile convivenza, del decoro e del rispetto delle Istituzioni”. Quello di una decina di giorni fa non è il primo attacco nei confronti della magistratura da parte del’ex premier durante l’affidamento ai servizi sociali. Già un paio di volte aveva lanciato ‘bordate’ che gli sono costate il rigetto dell’istanza a partecipare a comizi elettorali in giro per l’Italia in vista delle elezioni europee. La diffida di oggi entrerà a far parte delle valutazioni in vista dell’esito ”finale della prova” che potrebbe essere messa a rischio (con tanto di sospensione dell’affidamento qualora arrivino altre diffide), così come la concessione della libertà anticipata di 45 giorni dopo i primi sei mesi. (di Francesca Brunati e Igor Greganti/ANSA)

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