Nucleare: maratona per l’accordo storico con l’Iran

NEW YORK. – Riparte a Vienna il negoziato sul controverso programma nucleare iraniano: con una maratona che potrebbe andare avanti per oltre due settimane, i delegati di Teheran e dei Paesi occidentali tenteranno di arrivare ad un appuntamento con la storia: ovvero un accordo che garantisca alla comunità internazionale che l’Iran non cerca di dotarsi della bomba atomica e a Teheran di ottenere la revoca delle sanzioni economiche. Le posizioni, però, appaiono ancora distanti. “Abbiamo un’opportunità, e una storica svolta è possibile”, ha affermato il segretario di Stato americano, John Kerry. “Abbiamo un’occasione unica di entrare nella storia”, ha detto a sua volta il ministro degli esteri iraniano, Javad Zarif. Ma il tempo stringe. In base all’intesa provvisoria sottoscritta lo scorso anno a Ginevra, il termine per raggiungere un accordo definitivo tra Iran e Paesi del 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza Onu, cioè Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, più la Germania) scade il 20 luglio, anche se è possibile una proroga fino a ulteriori sei mesi. E per questo i delegati impegnati nei negoziati sembrano determinati ad andare avanti a oltranza, con riunioni di coordinamento, bilaterali e sedute plenarie. Secondo varie fonti, tra i nodi ancora da sciogliere c’è il numero delle centrifughe per la produzione di combustibile nucleare. Gli Usa e altri Paesi a Vienna vorrebbero che l’Iran non ne avesse più di qualche migliaio. La Francia parla addirittura di “qualche centinaio”. Ma Teheran, che attualmente ne ha 19 mila, di cui la metà operative, pretende di averne decine di migliaia. Un elemento, secondo gli occidentali, che stride con l’affermazione dell’Iran secondo cui il suo programma nucleare ha solo scopi di utilizzo civile. Fonti occidentali a Vienna, protette dall’anonimato, hanno affermato che Teheran nelle ultime settimane ha ridotto il numero delle centrifughe che vuole conservare, ma che si tratta comunque di una cifra che viene ancora giudicata troppo alta. Da risolvere sembra ci sia inoltre ancora la questione del reattore ad acqua pesante in costruzione ad Arak, nei pressi di Teheran, nonché il calendario della revoca delle sanzioni all’Iran. In un’intervista a Le Monde, Zarif ha ribadito che, per motivi morali e religiosi, l’Iran non vuole costruire ordigni atomici, ma d’altra parte non intende “svendere i progressi tecnologici” del suo programma nucleare civile. Però “il tempo sta per finire”, ha ammonito Kerry in un intervento sul Washington Post. kerry ha affermato che “gli Usa e i loro alleati hanno dimostrato all’Iran di essere seri e flessibili nell’offrire anche un sollievo finanziario a Teheran”, ma che ora “l’Iran deve scegliere, e passare dalle parole a fatti concreti e azioni che siano verificabili”.