Flessibilità e nomine, strada in salita per Juncker

BRUXELLES. – E’ tutta in salita la strada per Jean Claude Juncker fino alla poltrona di presidente della Commissione Ue. L’esternazione di mercoledì del capogruppo del Ppe Manfred Weber sulla flessibilità, seguita dalla presa di posizione della Bundesbank, ha aperto il vaso di Pandora sulla flessibilità. Oggi da Berlino il portavoce della Cancelliera Angela Merkel ha gettato acqua sul fuoco. “Non c’è differenza tra Italia e Germania: remiamo nella stessa direzione” ha detto Steffen Seibert, aggiungendo che il presidente della BuBa aveva parlato “a nome di una banca che agisce in modo indipendente”. Da Roma il premier Renzi ha rassicurato che “non c’è nessuna polemica con il governo tedesco”, ma ha anche lanciato due messaggi. Da una parte ha sottolineato di “non conoscere personalmente” Juncker e di averlo “votato perchè c’era un documento approvato, dopo il passaggio a Ypres, in cui si enunciava un’ agenda strategica”. Dall’altra il premier si è detto “certo” che il lussemburghese “la rispetterà” aggiungendo però che, pur “non condividendo” la battaglia di David Cameron “sulla persona Juncker”, “alcune posizioni” del premier britannico sull’Europa sono condivisibili e che anche l’inquilino di Downing Street “ha votato a favore” dell’agenda strategica. A fare da sponda alla strategia dell’Italia sarà il Parlamento europeo. Decisivi gli incontri con i gruppi S&D e Ppe della prossima settimana. Dove Juncker dovrà chiarire come declinerà la flessibilità. Nell’attesa monta l’inquietudine dei socialisti, in particolare della delegazione Pd che lunedì sera valuterà l’atteggiamento da prendere il giorno dopo nella riunione del gruppo S&D con l’ex premier lussemburghese. Se non sarà convincente, i ‘dem’ potrebbero decidere di schierarsi sul fronte del ‘no’. Ed anche tra i popolari emergono divisioni, tra nord e sud, tanto nelle cancellerie quanto tra i parlamentari. Weber anche prima dell’intervento in aula ha dato voce a certe “irritazioni” battendo sul tasto che non si può accordare un trattamento di favore ai governi di Francia e Italia (membri del G7 e a guida socialista), quando in Irlanda, Grecia, Portogallo e Spagna (più piccoli e a conduzione Ppe), la ricetta del rigore ha funzionato. Ma chi ha partecipato alla convention dei popolari di due settimane fa ad Albufeira ricorda che, dopo la bocciatura di un emendamento presentato dagli italiani per inserire più esplicitamente la flessibilità nel testo del programma, Weber spiegò di non voler ammorbidire i toni “per avere una posizione negoziale più forte”. Intanto fonti del Ppe riferiscono che Juncker è preoccupato anche per la parità di genere nella squadra di commissari. Tra tutti i nomi presentati finora dai governi “ci sono solo due donne, Mogherini e Georgieva, su 28”, dicono le fonti, aggiungendo: “Chiunque voglia ottenere un portafoglio forte non ha che da presentare il nome di una donna…”. (Marco Galdi/ANSA)

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