Argentina: a Ny parte trattativa con hedge fund Usa

 

NEW YORK. – Sulla vicenda dei ‘Tango-bond’ e’ l’ora della verita’. A New York è partita la difficile trattativa tra il governo di Buenos Aires e un gruppo di hedge fund americani che non hanno accettato la ristrutturazione del debito argentino e chiedono il rimborso di 1,3 miliardi di dollari. Obiettivo del negoziato è quello di scongiurare una nuova bancarotta dello stato sudamericano. Sarebbe la seconda in 13 anni, con conseguenze inimmaginabili per l’intero sistema finanziario internazionale. Si tratta di una corsa contro il tempo. L’Argentina infatti, per evitare di andare in default tecnico, ha tempo fino al 30 luglio per pagare 800 milioni di dollari ai detentori di bond che invece hanno detto sì al concambio. E che erano sul punto di essere rimborsati dalla Bank of New York Mellon, dove l’amministrazione Kirchner aveva già depositato circa 539 milioni di dollari. Ma un giudice di Manhattan ha bloccato l’operazione, dando ragione ai fondi speculativi che non hanno aderito al concambio e reclamano molti più soldi di quelli offerti da Buenos Aires. Si tratta di quel gruppo di hedge fund guidati dal miliardario Paul Singer. Quelli che il governo argentino continua a chiamare ‘ vulture fund’, fondi avvoltoio, pronti a portare un Paese sul lastrico e a creare problemi all’intero sistema internazionale pur di avere il 100% del valore dei titoli di stato argentini in loro possesso. E per il momento incontri con i rappresentanti dei ‘fondi avvoltoio’ non sono previsti. La delegazione argentina sbarcata nella Grande Mela e guidata dal ministro dell’economia del governo Kirchner Axel Kicillof, ha per ora cominciato a lavorare insieme allo ‘special master’ Daniel Pollack, il mediatore nominato dal giudice per seguire e tentare di dirimere la delicatissima vicenda. Non si esclude pero’ che nei prossimi giorni possa partite una trattativa diretta tra le parti interessate. Intanto, mentre a New York si cerca di imbastire un negoziato risolutivo della vicenda, da Buenos Aires il governo ha ribadito di essere disponibile solo a un rimborso “giusto, equo e legale”. A preoccupare le autorità argentine – ma anche la comunita’ internazionale – non e’ tanto la cifra di 1,3 miliardi chiesta dal gruppo di hedge fund guidati da Singer, ma il fatto che questa cifra possa lievitare in maniera incontrollata. Se i ‘fondi avvoltoio’, infatti, dovessero averla vinta, ce ne sarebbero gia’ altri pronti a presentare un conto salatissimo. Senza contare che anche i creditori che hanno gia’ accettato il concambio potrebbero a quel punto chiedere di rivedere gli accordi. Uno scenario da scongiurare, per l’Argentina ma anche per un sistema finanziario internazionale ancora in convalescenza dopo la grande crisi degli ultimi anni.

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