Mondiali: Brasile-Germania, ad un passo da festa o tragedia

BELO HORIZONTE. – Gioia immensa o tragedia. Un confine sottile separa questi due sentimenti contrastanti con cui la nazionale brasiliana si avvicina alla semifinale di Belo Horizonte, contro la Germania. Comunque vada, sarà una festa del calcio perché alla fase finale del Mondiale 2014, nel paese che forse più ama questo sport, è arrivata l’aristocrazia del pallone. A parte l’Italia ‘tetracampione’, ci sono infatti le nazionali più titolate, Brasile, Germania e Argentina, e quella che di finali ne ha già giocate tre, perdendo sempre ma lasciando un’immagine in cui l’arancione non è mai scolorito. Così l’Olanda sogna di tornare a giocare per il titolo a 40 anni esatti dalla prima volta, ai tempi dell’indimenticabile calcio totale di Cruijff e Neeskens. Ma l’attenzione è focalizzata sullo stadio Mineirao, e un paese di duecento milioni di abitanti vive questi momenti con il fiato sospeso: bisogna dirlo, la paura di non farcela è reale, ma c’è anche chi dice che sarebbe meglio perdere adesso, con i tedeschi che qui stanno simpatici a quasi tutti, che in un’eventuale finale contro l’Argentina. Quella rischierebbe davvero di essere “un’altra nostra Hiroshima”, come dicono in Brasile esagerando, peggio di quella contro l’Uruguay nel 1950, vista la fiera rivalità con i calciatori e i tifosi dell’ Albiceleste. Ma il nemico da ‘stendere’ per ora si chiama Joachim Loew, sebbene per il suo look vadano pazze anche molte brasiliane. Ha messo in piedi una squadra che non ha perso caratteristiche antiche dei tedeschi come velocità, pragmatismo e capacità nel gioco aereo, a cui ha aggiunto un modo di giocare che sta caratterizzando questa era, con fitte ragnatela di passaggi e possesso palla, in attesa di un inserimento o dell’imbucata giusta. Insomma, quello che in Germania hanno preso a chiamare ‘kurzpasspiel’, sorta di aggiornamento alla tedesca del tiqui-taka di barcelloniana memoria. Non è un caso che ad ispirare Loew sia stato il Bayern Monaco di Pep Guardiola, da cui Loew ha preso sei titolari, così una Germania con tutta questa qualità sembra un ostacolo difficile da saltare per un Brasile che l’affronterà senza i suoi due uomini migliori, Neymar e Thiago Silva. E con un Fred che ormai tutti, numeri alla mano, paragonano a Serginho Chulapa, definito il peggior centravanti del Brasile nella storia dei Mondiali e che si esibì, anche contro l’Italia, nel 1982. Ma Oscar, che domani potrebbe essere avanzato da Scolari, con l’inserimento di Luiz Gustavo in un centrocampo formato da tre mediani, spinge la Selecao: “la Germania di oggi ha uno stile simile alla Spagna dell’anno passato – dice il n.11 ricordando la finale della Coppa delle Confederazioni -, quando noi ci trovammo così bene. Loro tengono spesso palla ma non finalizzano molto. La cosa principale sarà non permettere loro di prendere il controllo del gioco. Affrontarli è comunque sempre molto difficile”. Ad aiutare la Selecao non c’è più solo la psicologa: Scolari ha fatto arrivare a Belo Horizonte anche l’ex interista Vampeta, suo giocatore nel 2002 e ora nei panni del motivatore. L’ultimo precedente è stato quello dell’amichevole dell’ agosto 2011 in cui una Germania che aveva otto titolari che dovrebbero esserlo anche domani battè per 3-2 un team oroverde all’epoca ancora allenato da Mano Menezes. Quel risultato per Loew è un buon punto di partenza. “Il nostro progetto non è ancora giunto al termine – spiega il ct tedesco -. Domenica 13 vogliamo a tutti i costi tornare a giocare allo stadio Maracanà di Rio. Non abbiamo ancora finito. Mi dispiace per Neymar, è un grandissimo calciatore, ed è un peccato che il Brasile debba fare a meno di due dei suoi migliori giocatori, ma sarà in grado di rimpiazzarli. Nessuno deve credere che il nostro compito è reso più facile dalle assenze di Thiago Silva e Neymar: sappiamo tutti quanto sia forte la Selecao. Ma noi siamo fiduciosi. I giocatori sono motivati e disciplinati, c’è uno spirito di squadra incredibile, e siamo cresciuti nel corso del torneo, e ora siamo solidi a livello fisico e mentale”. Per Loew “una semifinale in Brasile contro i padroni di casa rappresenta qualcosa di molto speciale, anzi magnifico, e una cosa è chiara: vogliamo tornare al Maracanà”. Vorrebbe dire aver vinto a Belo Horizonte, e allora toccherebbe al ct, e magari a Schweinsteiger e Podolski che amano così tanto la gente brasiliana, fare il giro dei bar dei quartieri Savassi e Lourdes per consolare la torcida in lacrime. Per ora è solo un ricordo, e un film che a Rio va forte e ha per protagonista il mitico Obdulio Varela, ma potrebbe tornare a essere un’amarissima realtà. (dell’inviato Alessandro Castellani/ANSA)

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