Renzi detta i tempi e i paletti delle riforme, chiudiamo nel 2015

ROMA. – Tempi, paletti e margini di trattativa: Matteo Renzi, nel giorno dell’approdo del Senato delle autonomie in aula, butta la rete per stanare ancora Beppe Grillo. Ma le condizioni per il patto sulle riforme non valgono solo per M5S. E, parlando a nuora perchè suocera intenda, il premier mette nero su bianco le sue condizioni. “Entro il 2014 la legge elettorale, nel 2015 le riforme istituzionali”, è il timing con cui il leader Pd avverte sia chi tra i dem si prepara alla madre di tutte le battaglie, l’Italicum, sia gli alleati, come Angelino Alfano. Renzi non ha alcuna intenzione di venire meno al patto del Nazareno. Ma è consapevole che Silvio Berlusconi, tra problemi giudiziari e mal di pancia interni, potrebbe in ogni momento strappare l’accordo. Per questo il premier tiene aperta la porta del confronto con M5S, porta che si aprirà tra giovedì e venerdì quando Renzi tornerà ad incontrare, in streaming, i grillini senza Beppe Grillo. Nelle pieghe della lettera del Pd a M5S è chiaro che l’apertura al dialogo “con quanti di voi vogliono il confronto” non esclude la lotta politica, come quanto Renzi evidenzia l’incoerenza tra l’annuncio M5S delle barricate in Aula e il fatto che in un analisi di merito i grillini non condividono solo il punto dell’elezione indiretta dei consiglieri regionali. O come quando, battendo il tasto della governabilità, esclude maggioranze ballerine, “in balia dell’aspirina o – ironizza – se la citazione vi ricorda qualcuno, del Maalox”, cioè quello che si prese Beppe Grillo per “digerire” la sconfitta alle elezioni europee. Sull’immunità parlamentare il premier fa capire che si cambierà probabilmente quando la riforma del Senato arriverà alla Camera. O quanto meno che lui è disposto a farlo. “La vostra posizione è seria e noi non guardiamo in faccia nessuno come dimostra che abbiamo votato per l’arresto di nostri colleghi”, assicura Renzi. Che invece sulla legge elettorale apre a modifiche solo su due aspetti: l’entità del premio di maggioranza e l’assegnazione del premio alla lista o alla coalizione vincente. “Porremo la vostra legittima considerazione all’attenzione anche degli altri partiti”, resta comunque la condicio sine qua non. Di modifiche sostanziali sulla soglia di sbarramento, ora al 4,5%, invece, non se ne parla, lascia intendere il premier rintuzzando i malumori dentro il Pd e in Ncd. Domani sera, dopo aver evitato in mattinata lo scontro frontale con i senatori frondisti, il premier riunirà deputati e senatori per rinfrescare l’orizzonte riformista dei mille giorni del governo. “Non possiamo permetterci di frenare o deragliare ne va della credibilità dell’Italia nella partita più ampia dell’Europa”, è il mantra del premier che mercoledì cercare a Bruxelles di assicurare a Federica Mogherini il posto di lady Pesc. Per poi attrezzarsi per la battaglia più importante sulla flessibilità, determinante per dare fiato sul versante dei conti al governo. (Cristina Ferrulli/ANSA)

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