Gioia amara per Berlusconi: assolto, ma resta il danno

ROMA. – Va bene l’assoluzione, va bene la gioia del momento, ma nel fondo del calice rimane l’amarezza; quella più difficile da bere: i danni politici e di immagine causati dalla vicenda Ruby. Silvio Berlusconi lo sa e, per oggi, si accontenta di parlare di “un’accusa ingiusta e infamante” per la quale riecheggiano ancora nella sua testa gli anni di “aggressione mediatica, i pettegolezzi, e le calunnie”. A Milano arriva così la sentenza più attesa per il Cavaliere: quella che lo assolve dalle accuse di concussione e di prostituzione minorile.  Quasi in contemporanea alla pronuncia dei giudici, a vele spiegate parte la pattuglia azzurra che, ora, chiede la “grazia”. Non solo: dimostrato “l’accanimento” e il “disegno politico”, bisogna mettere mano anche alla riforma della giustizia. Ma proprio alla magistratura l’ex premier rivolge “un pensiero di rispetto” perché – dice – ha dato “oggi una conferma di quello che ho sempre asserito: ovvero, la grande maggioranza dei magistrati italiani fa il proprio lavoro silenziosamente, con equilibrio e rigore ammirevoli”. Insomma: ci sono toghe e toghe. Così come ci sono ‘amici’ e ‘amici’. Rivolgendo un ringraziamento a chi gli è stato vicino “nonostante il fango” e le “accuse infamanti”, Berlusconi di fatto punto il dito verso chi gli ha voltato le spalle, lo ha abbandonato in un momento delicato e drammatico. A dare voce alle sue accuse ci pensa Gasparri che ora chiede atto di “contrizione”, una “riflessione in ginocchio sui sassolini” a chi abbandonò la nave. Il riferimento a Ncd viene subito ‘scoperto’ da Cicchitto che bolla come “volgarità” le parole del vicepresidente del Senato. Scintille tra ex che covano sotto le ceneri da tempo in attesa di una ennesima resa dei conti. A tentare una riconciliazione ci prova Angelino Alfano che invoca a nome di tutto il Nuovo Centrodestra una “rilettura storico politica della caduta dell’ultimo governo di centrodestra”. Mano tesa che però si chiude a pugno quando esprime il suo “rammarico”, per i “drammatici errori politici compiuti” da “alcuni esponenti estremisti” del Pdl che “presero la guida materiale del partito e lo portarono su una strada suicida”. Falchi e colombe, lealisti e traditori tornano insomma a confrontarsi anche se il ministro Lupi continua ad augurarsi “un ritrovato clima positivo nei rapporti politici”. In Forza Italia, al di là di qualche “rivincita” nei confronti degli ex compagni di viaggio, si pensa però più a fare ‘cassa’ in chiave politica dell’assoluzione di Berlusconi. A suonare la carica è Renato Brunetta, che chiede di “riscrivere la storia” con una “commissione parlamentare d’inchiesta sul colpo di Stato del 2011”. E, in parallelo, di ottenere il “minimo risarcimento” – per aver creduto e inseguito una “panzana immensa e ciclopica” – della grazia quirinalizia per il suo leader. Richiesta che, pur indirettamente, viene sostenuta da tutti in Fi, a partire dal consigliere politico, Giovanni Toti che vede compensata solo “in parte la macchina del fango, montata in questi anni”, ma anche da Mara Carfagna che si dice ancora “rammaricata per la lapidazione mediatica”. “Fredda”, ma istituzionale, la reazione del Pd all’assoluzione che con Verini prima, e la vicesegretaria Serracchiani poi, si limita a sottolineare come i democratici abbiano rispettato la sentenza di primo grado e come adesso rispettino quella d’appello: “Il nostro rispetto per le sentenze della magistratura – scandisce la governatrice del Friuli Venezia Giulia – non è uno slogan”. Dice la sua anche il presidente dell’autorità anticorruzione, Raffaele Cantone. “”Mi preoccupa chi rispetta le sentenze solo quando sono favorevoli. Andava rispettata quella di primo grado, così come questa”. E aggiunge: “Il nostro sistema ha tre gradi giudizio ed è di grande garanzia. Poi le sentenze vanno lette: leggiamo le motivazioni della sentenza di oggi e poi capiamo se merita critiche o approvazione”. (di Tommaso Tetro/ANSA)

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