Israele avanza a Gaza. Netanyahu, l’azione può estendersi

TEL AVIV. – Israele è nella Striscia di Gaza e avanza anche se per ora non di molto: perché la sua è soprattutto una caccia ai tunnel di Hamas. Lo ha detto ieri sera, e ripetuto oggi, Benyamin Netanyahu: quello è l’obiettivo. Ma se occorre, l’ordine impartito all’esercito – ha spiegato – “è di tenersi pronto ad una possibile estensione significativa dell’operazione”. Ne ha parlato anche con il presidente americano Barack Obama, con cui ha avuto una telefonata (segnata dal suono delle sirene di allarme su Tel Aviv), e con il quale ha rivendicato il diritto di Israele a difendersi dai razzi. “Nessun Paese può accettare che razzi siano sparati ai suoi confini”, ha risposto Obama, aggiungendo tuttavia che “gli Stati Uniti e gli alleati sono preoccupati per i rischi di un’ulteriore escalation e per le perdite di vite innocenti”. L’ingresso nella Striscia – le truppe sono accompagnate dalla costante azione dell’artiglieria – ha provocato, secondo fonti mediche palestinesi, 30 morti (il totale dall’inizio è di 274, più 2000 feriti), compresi un bebè e tre adolescenti. Ma anche un soldato israeliano è deceduto: sulla sua morte è stata aperta un’inchiesta nella possibilità che sia stata causata da fuoco amico. A fronte della situazione il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon – prima della riunione urgente del Consiglio di sicurezza convocata sul tema stasera stessa – si è detto “allarmato” per la grave escalation delle ultime 24 ore ed ha chiesto lo “stop immediato delle ostilità”. Ban ha sottolineato che “Israele deve fare molto di più per fermare l’uccisione di civili”. Provocando una protesta di Netanyahu, che lo ha chiamato per contestare il paragone fatto “tra Israele e Hamas”. Papa Francesco ha telefonato sia al presidente Shimon Peres sia al leader palestinese Abu Mazen, condividendo le sue “gravissime preoccupazioni” nell’attuale situazione di conflitto. Lo scenario a Gaza – che Hamas ha promesso sarà “la tomba” dei soldati israeliani – è catastrofico: non solo per la notte passata in fuga dai tank dell’esercito che avanzavano, ma anche per l’impossibilità durante il giorno di trovare scampo dai combattimenti. “Il numero di persone che cercano rifugio nelle strutture dell’Unrwa fra ieri e oggi – ha indicato il portavoce dell’organizzazione Onu, Chris Gunness – é aumentato da 22.000 a più di 40.000”. Nello stesso tempo è continuato il lancio dei razzi contro Israele: solo dalla mezzanotte di ieri alle 7 di stamattina, secondo l’esercito israeliano, sono stati 73. Ed altri sono stati lanciati durante il giorno verso il sud e il centro di Israele, compresa appunto Tel Aviv. Nella strategia dell’esercito israeliano obiettivo primario a Gaza è rimasto per tutto il giorno quello dei tunnel. Del resto, già ieri, prima dell’avvio dell’operazione di terra, Hamas aveva provato due infiltrazioni nel territorio dello stato ebraico. Oggi, secondo il portavoce, ne sono stati scoperti tredici, “usati per contrabbandare armi ed eseguire attacchi terroristici”. “Sotto Gaza – ha detto il portavoce militare Peter Lerner – c’è un’altra Gaza sotterranea”. Nel confronto con Hamas, la tv israeliana ha riferito che soldati israeliani hanno “neutralizzato” in extremis un kamikaze palestinese che puntava verso di loro a bordo di una motocicletta. S Se sul campo è la guerra a prevalere, la diplomazia – dopo i due rifiuti di Hamas alla mediazione egiziana – anche oggi è sembrata non riuscire a cogliere il filo giusto per una possibile tregua: i due potenziali mediatori del conflitto, Egitto e Turchia (dove oggi è arrivato Abu Mazen), si accusano e insultano a vicenda. Non a caso, il ministro degli Esteri del Cairo Sameh Shoukri già ieri sera aveva accusato la Turchia e il Qatar, potenze regionali rivali in questa fase, di sabotare deliberatamente lo sforzo di mediazione egiziano. E non è un caso che il segretario di Stato Usa John Kerry, per la seconda volta, abbia rinunciato al suo viaggio al Cairo. (di Massimo Lomonaco/ANSA)

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