Tempo stringe, ipotesi sospensione sentenza Tango-bond

NEW YORK. – Il tempo stringe per un accordo che appare ancora lontano. Le accuse reciproche non si fermano mentre sembra aprirsi l’ipotesi di una sospensione della sentenza, ch eviterebbe il default dell’Argentina e concerebbe piu’ tempo alle trattative con gli hedge fund. L’Argentina ”e’ determinata a fare defualt. Rifiuta di incontraci e di tentare di raggiungere un accordo. Ci auguriamo che non scelga questa strada” afferma Elliott Management, uno degli hedge fund che ha vinto in tribunale contro Buenos Aires e con cui l’Argentina dovrebbe raggiungere un’intesa. Affermazioni dure che mostrano come le parti siano ancora distanti, almeno all’apparenza. Secondo indiscrezioni, invece, alcuni incontri fra i fondi e funzionari dell’Argentina ci sarebbero stati e il risultato sarebbe l’ipotesi di chiedere al giudice americano, Thomas Griesa, di sospendere la sentenza precedente per 24 ore, consentendo a Buenos Aires di pagare i creditori che hanno accettato lo swap del debito ed evitare il default. Un’indiscrezione sulla quale i bond argentini salgono per la prima volta in settimana, spinti dall’ottimismo di una possibile soluzione. ”Gli investitori considerano l’ipotesi positiva perche’ mostra come una soluzione sia piu’ vicina” affermano alcuni osservatori. La palla ora torna a Griesa che ha convocato una nuova udienza il 22 luglio, quando decidera’ come procedere. Il 30 luglio termina il periodo di grazia dell’Argentina per il pagamento dei bond a chi ha accettato lo swap della ristrutturazione del debito. La Corte Suprema americana ha confermato la sentenza di Griesa, secondo la quale Buenos Aires deve pagare 1,6 miliardi di dollari agli hedeg fund che non hanno aderito al concambio e deve farlo prima di pagare chi invece lo ha accettato. L’Argentina se rispettasse la sentenza si troverebbe a far violare la clausola Rufo (Rights upon future offers), che consente ai titolari di bond di chiedere rimborsi maggiori nel caso in cui l’Argentina paghi di piu’ chi non ha accettato lo swap. La clausola scade il 31 dicembre e violarla si tradurrebbe in potenziali richieste dagli altri creditori per 120 miliardi di dollari.

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