Proteste in Germania, lo spettro dell’antisemitismo

BERLINO. – “Ebreo, ebreo, porco codardo, vieni fuori e combatti da solo”. Questo ed altri slogan antisemiti, sinistramente risuonati in questi giorni nelle strade in Germania durante dimostrazioni anti-israeliane, hanno innescato un dibattito sull’antisemitismo partorito sullo sfondo dell’offensiva a Gaza. In diverse città la polizia è dovuta intervenire. A Essen è stato sventato un attentato contro la sinagoga, a Berlino hanno cercato di aggredire una coppia israeliana e un ragazzo ebreo. Ad Amburgo e Hannover manifestanti pro Israele sono stati presi a calci e bastonate. Poco importa che i dimostranti filo-palestinesi fossero migranti per lo più arabi. La domanda spettrale è: gli ebrei devono tornare ad avere paura oggi in Germania? E’ lecito tutto questo nel paese dell’Olocausto? La risposta più agghiacciante l’ha data l’ambasciatore di Israele, Yakov Hadas-Handelsman, un diplomatico pacato, di cui dal suo insediamento nel 2012, a differenza di altri suoi predecessori molto mediatici, non si era mai sentito parlare: a Berlino, ha detto ieri sulla Berliner Zeitung, gli ebrei vengono perseguitati come nel 1938 e “c’è il rischio di spargimento di sangue innocente”. Parole che pesano come un macigno. Condanna corale dei politici, inclusi, oggi, la cancelliera Angela Merkel e il presidente Joachim Gauck. Gli slogan ingiuriosi sono un “attacco alla libertà e alla tolleranza e il tentativo di minare il nostro ordinamento democratico, non lo possiamo e non lo vogliamo accettare”, ha detto la cancelliera, i reati antisemiti saranno perseguiti con tutti i mezzi. Gauck ha sollecitato tutti i cittadini a levare la loro voce: l’antisemitismo, ha detto, “anche se nuovo, importato da società straniere, non è tollerato tanto quanto quello vecchio autoctono presente nell’estrema destra e sinistra”. Sul Koelner Stadt Anzeiger, lo storico Wolfgang Benz invece minimizza: sono “slogan stupidi” urlati da “gente strana”, è “esagerato parlare di eccessi di antisemitismo”. In un fondo oggi, la Frankfurter Allegemeine Zeitung, considerato che i dimostranti erano in prevalenza di origine araba, fa dei distinguo fra tolleranza e razzismo, integrazione e fanatismo multiculturale: se la cultura del benvenuto agli immigrati ignora queste degenerazioni si rende “complice della barbarie”, e la risposta può essere solo che “ci sono immigrati che non sono benvenuti”.  (di Flaminia Bussotti/ANSA)

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