Renzi non tratta: nessun golpe, decidono i cittadini

ROMA. – Macchè golpe, macchè stravolgimento della democrazia, come gridano le opposizioni. “Noi rispondiamo ai cittadini, loro vogliono le riforme e a loro, con il referendum, spetterà il giudizio finale” è l’avanti tutta che Matteo Renzi suona ai suoi, dopo aver concordato in mattinata la linea dura con il ministro Boschi ed il capogruppo Luigi Zanda e senza lasciarsi impressionare dalla protesta “strumentale” delle opposizioni che sono salite in serata al Colle. Per il premier la partita delle riforme è cruciale su troppi tavoli per aprire a rinvii o a mediazioni estenuanti. In Europa per dimostrare la credibilità, prima di tutto sua, e cercare di incidere sulla flessibilità necessaria a rilanciare la crescita che, ammette oggi per la prima volta Renzi, stenta a riprendere. Ma prima di tutto in Italia. “Io ho preso un impegno con i cittadini, quel 40,8 per cento, che mi hanno votato. E su quell’impegno mi gioco la carriera”, è la determinazione del premier. Che ai suoi ha ribadito fino ad oggi, quando anche le ultime porte di trattativa sembrano essersi chiuse, la linea: alcuni margini di confronto ci sono ma “l’ostruzionismo non esiste, chi fa ostruzionismo va contro la volontà dei cittadini”. La decisione della “tagliola” sui tempi, spiegano ambienti governativi, non è stata presa per timore sull’esito del voto – “la maggioranza c’era comunque” – ma per evitare di essere in balia di una lunga estate o, peggio, di un rinvio a settembre. Per dimostrare che sono i cittadini, non politici spesso nominati o “alla ricerca di visibilità”, l’unico referente del premier, Renzi decide nel pomeriggio di confermare in ogni caso il referendum popolare sulle riforme. “Io non mi faccio fermare – tira dritto il presidente del consiglio – la riforma del Senato è solo l’antipasto, la prima tappa di un percorso che prevede la rivoluzione nella pubblica amministrazione, il jobs act, la riforma della giustizia dei cittadini”. Per questo il premier reagisce con fastidio ma senza turbarsi alla “salita” al Colle delle opposizioni per protestare contro la decisione di contingentare i tempi sul ddl costituzionale e chiudere l’8 agosto. “Non si è mai visto – contrattaccano i renziani – un dibattito così ampio, dentro e fuori le sedi parlamentari, su provvedimenti che il paese aspetta da 20 anni e che, in ogni caso saranno sottoposti al giudizio degli elettori con il referendum, il massimo istituto democratico”. Certo, la protesta al Colle, capitanata dai grillini, è per Renzi una zeppa sul confronto aperto con M5S sulla riforma elettorale: non si può dialogare con chi oscilla, oggi vuole le riforme e domani no. “Non mi faccio prendere in giro”, taglia corto il premier ribadendo di aver già cominciato a lavorare personalmente al programma dei 1000 giorni con il quale – dice- “stupiremo tutti, specie i gufi. Finirà come per gli ottanta euro: tutti dubitano e poi…”.  (di Cristina Ferrulli/ANSA)

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