Arrestato in Iran un giornalista del Washington Post

WASHINGTON. – E’ mistero in Iran sull’arresto di un giornalista del Washington Post. Il corrispondente Jason Rezaian, la moglie iraniana, Yeganeh Salehi, e due fotoreporter americani, la cui identità non è stata resa nota, sono stati arrestati martedì sera, ma i motivi della loro detenzione non sono chiari. Oggi le autorità iraniane hanno confermato l’arresto: “Gli stiamo facendo alcune domande. La magistratura fornirà dettagli dopo alcune indagini”, è stata l’unica spiegazione fornita dal procuratore capo di Teheran, Gholamhossein Esmali, senza precisare le ragioni dell’arresto, denunciato ieri dal Washington Post. L’unica cosa certa è che Rezaian, 38 anni, ha la doppia cittadinanza americana-iraniana, mentre la moglie ha passaporto iraniano e ha fatto richiesta per ottenere il soggiorno permanente negli Usa come corrispondente del National, un quotidiano degli Emirati Arabi. Gli altri due cittadini americani sono fotoreporter, ma non è ancora chiaro per chi lavorano. In uno dei suoi recenti articoli da Teheran, Rezaian ha scritto della nuova ondata di interesse degli iraniani per il baseball. Il corrispondente è anche molto attivo su Twitter e a giugno aveva postato una foto sua con la moglie e il noto cuoco e scrittore americano Anthony Bourdain, che stava visitando l’Iran per la prima volta. La portavoce del dipartimento di Stato Usa, Marie Harf, ha fatto sapere di essere stata informata del caso. “La nostra priorità è la sicurezza e l’incolumità dei nostri giornalisti all’estero”, ha detto, senza fornire altre informazioni. L’arresto del corrispondente del Washington Post è stato duramente criticato dagli altri colleghi americani: “Condanno fortemente l’arresto del mio amico e collega, di sua moglie e dei due fotoreporter, di cui sono pure amico”, ha twittato il responsabile dell’ufficio del New York Times a Teheran, Thomas Erdbrink. Il presidente dell’Iran, Hassan Rouhani, sta cercando di rinnovare i rapporti con l’occidente, in particolar modo con gli Usa. Ma la magistratura del Paese e’ indipendente dal governo e l’apparato di sicurezza ha intensificato la repressione sui giornalisti. L’ultima ad essere arrestata sotto la presidenza di Rouhani è stata, all’inizio di luglio, una reporter iraniana affermata, Marzieh Rasouli. Fatto questo che ha suscitato la condanna della comunità internazionale, compreso il filosofo americano Noam Chomsky, che l’ha giudicata “inaccettabile”.

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