Le riforme preoccupano il Colle, ma niente pressione su ribelli

ROMA. – Non diminuisce, con il passare dei giorni, la “preoccupazione” di Giorgio Napolitano per il muro contro muro in atto sulle riforme al Senato. Il Colle smentisce le voci di un intervento diretto del presidente della Repubblica per fare pressione sui ‘parlamentari ribelli’, ma non nasconde i timori per una contrapposizione che non accenna a stemperarsi. Il governo, ribadisce Matteo Renzi alla vigilia di una settimana cruciale, è disponibile a “discutere davvero nel merito” di alcune modifiche al testo, ma non intende farsi trascinare nella “palude” dall’ostruzionismo dei ‘frenatori’. “Si stancheranno prima loro”, assicura il premier: se non si chiuderà l’8 agosto si andrà avanti a oltranza, passo dopo passo, fino al traguardo. Non abbandonano la loro battaglia, opposizioni e ‘dissidenti’. E rivendicano l’ostruzionismo: “è sacrosanto”, dice Nichi Vendola. Ma Renzi non si lascia impressionare e mentre ribadisce la disponibilità al dialogo, risponde a muso duro: “Pensano di fare arrabbiare me” ma quando “invece di stare al Senato a votare” vanno a “fare passeggiatine” al Quirinale, fanno “arrabbiare i cittadini”, dichiara in un’intervista al Tg5. Cosa succederà la prossima settimana nell’Aula di Palazzo Madama, quando si ricomincerà a votare, “dipende – spiega il premier – da quello che vorranno fare i senatori che protestano: “Vogliono discutere davvero nel merito di 10, 20, 50 punti da cambiare? Si può anche discutere” ma senza bloccare le riforme. Nel weekend di pausa dai lavori parlamentari proseguono i contatti “a tutti i livelli”, spiegano fonti del governo, per cercare margini d’intesa soprattutto con Sel e con la Lega. Il contingentamento dei tempi da solo non basta, infatti, a sbloccare il cammino della riforma del bicameralismo. E allora per indurre le opposizioni e i dissidenti del Pd e di FI a ritirare gli emendamenti ostruzionistici, il premier è disposto a mettere sul tavolo alcune modifiche al testo a partire dai referendum, con un’apertura anche a quelli propositivi, e dalla platea di elezione del presidente della Repubblica. Ma c’è di più: un confronto è in corso anche sulla legge elettorale, sulla quale non solo Sel ma anche Angelino Alfano paventa a Renzi e Berlusconi un “grande problema”, con la disponibilità a discutere delle soglie e anche del superamento delle liste bloccate. Ma perché il processo si possa davvero sbloccare e condurre innanzitutto a un’approvazione quanto più condivisa della riforma del bicameralismo, i “talebani devono tornare dietro la frontiera”, spiega il sottosegretario Luciano Pizzetti: “Aspettiamo un segnale, una proposta nel merito, che non sia la richiesta del Senato elettivo, che è irricevibile”. In vista di una nuova settimana di battaglia parlamentare, Beppe Grillo serra le fila e chiama a raccolta tutti i suoi parlamentari convocando un’assemblea straordinaria lunedì a Roma. Ma intanto la diplomazia prosegue il suo lavoro, tra molte difficoltà e sospetti. Loredana De Petris (Sel) è pronta ad arrivare alle vie legali contro quei quotidiani che hanno “insinuato” che gli emendamenti delle opposizioni sono stati scritti dai funzionari del Senato. Mentre il Dem Felice Casson esplicita la diffidenza verso il suo segretario: “Renzi non vuole fare la riforma, cerca un pretesto per fuggire verso le elezioni”. Voto anticipato? Non può essere “costantemente invocato”, taglia corto il presidente del Consiglio, anche perché “questo Parlamento è in grado di cambiare”. Dunque, apertura al dialogo, ma anche barra dritta sul percorso. “Se per l’ostruzionismo non dovessimo finire, andremo avanti anche oltre l’8 agosto: non è un dramma, faremo qualche giorno di ferie in meno”, dice il ministro Maria Elena Boschi. E Renzi: ci sono “le condizioni per farcela” in fretta, altrimenti “non ci stanchiamo, si stancheranno prima loro”. (di Serenella Mattera/ANSA)

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