Strage bambini a Gaza. Netanyahu, la guerra sarà lunga

TEL AVIV. – La parvenza di tregua di questi giorni non esiste più: a Gaza – dove si è festeggiato la fine del Ramadan – si è tornato a combattere. E il bilancio dei morti si è drammaticamente aggravato con una strage di 8 bambini, uccisi in un parco giochi di Shati da un razzo, e la morte di cinque soldati israeliani, di cui quattro colpiti da un tiro di mortaio nel Neghev, nel Sud del paese, lungo il confine con la Striscia. Israele ha respinto l’accusa rivoltagli da Hamas di essere responsabile per gli attacchi di Shati e all’ambulatorio in disuso nei pressi di Shifa, l’ospedale più grande di Gaza: “Terroristi hanno lanciato razzi contro Israele: uno ha colpito l’ospedale di Shifa, l’altro il campo profughi di Shati”, ha ribattuto il portavoce militare, aggiungendo che dall’inizio delle ostilità sono stati circa 200 i razzi lanciati da Gaza e caduti all’interno della Striscia. La situazione sul campo – che ha visto un progressivo sgretolamento della tregua con il lancio di razzi da Gaza, l’infiltrazione da un tunnel di un commando di Hamas (5 morti) nel Neghev e i raid israeliani – non ha fatto che precedere le parole del premier Benyamin Netanyahu. “Dobbiamo essere pronti – ha detto alla stampa – per una lunga operazione fino a che la nostra missione non sia completata. Non è possibile che i civili israeliani vivano sotto la minaccia dei tunnel e dei razzi. Non fermeremo l’operazione finché non avremo neutralizzato tutti i tunnel del terrore, non c’è guerra più giusta di questa”. Netanyahu ha esortato la comunità internazionale a premere per la “smilitarizzazione della Striscia”, senza la quale non ci può essere soluzione, ribadendo così quanto già detto al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in merito all’ultima risoluzione delle Nazioni Unite della notte scorsa: “Non tiene in conto la sicurezza di Israele”. Un giudizio – dopo il grande gelo con gli Usa – seguito dalle parole del segretario di Stato americano John Kerry, secondo cui “il cessate il fuoco deve condurre a un disarmo di Hamas”. Nelle stesse ore, in una conference call, Hollande, Obama, Merkel, Cameron e Renzi “hanno convenuto di raddoppiare gli sforzi per ottenere il cessate il fuoco”. “Il peggioramento della situazione – hanno affermato i leader – fa solo il gioco degli estremisti”. I riflettori ora sembrano essere riaccesi – secondo molti analisti – sulla proposta di mediazione egiziana, condivisa dal presidente palestinese Abu Mazen, apparsa ridimensionata nei giorni scorsi e che ha provocato il grande freddo tra Israele e Washington. Alcune fonti danno in preparazione per i prossimi giorni un appuntamento al Cairo sulla proposta di cessate il fuoco tra l’Autorità nazionale palestinese e Hamas, moderato dall’Egitto di Sisi. Secondo Abu Mazen, la proposta egiziana “va incontro a tutte le richieste dei palestinesi, incluso l’apertura dei valichi e la rimozione del blocco” della Striscia di Gaza. “Abbiamo boicottato il vertice di Parigi di sabato scorso – ha aggiunto – perché l’Egitto non è stato invitato”. Mentre il capo di Hamas in esilio Khaled Meshaal, in un’intervista ad una tv Usa, si è detto “pronto a coesistere” con gli ebrei, i cristiani e gli arabi, ma non con uno Stato che occupa. “Non siamo fanatici – ha spiegato -. Non siamo fondamentalisti. Non combattiamo gli ebrei perché sono ebrei. Non combattiamo le altre razze. Combattiamo con chi occupa”. In attesa che la diplomazia sia in grado di coagulare il consenso delle parti attorno ad una vera e propria tregua, la guerra è tornata a prevalere. I morti a Gaza, secondo fonti palestinesi, sono almeno 1.037, e oltre 6.000 i feriti. Con una situazione umanitaria disastrosa, alleviata solo in parte dalla pseudo tregua di questi giorni. In Israele i razzi sono caduti nonostante la tregua e i morti tra i soldati sono arrivati al totale di 48, quattro uccisi dal colpo di mortaio di Hamas e uno in combattimenti nel sud della Striscia. Più tre civili nei giorni scorsi. (Massimo Lomonaco/Ansa)

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