Iraq: nuova tragedia profughi, 150 bambini morti da giugno

BAGHDAD/BEIRUT. – Oltre 150 bambini morti in poco più di un mese e mezzo per mancanza di cure mediche adeguate e di cibo. Il dato, reso noto da una fonte dell’Alta commissione per i diritti umani in Iraq, rende tutta la drammaticità della situazione delle centinaia di migliaia di persone costrette a fuggire dalle loro case nel nord del Paese davanti all’avanzata dei jihadisti dello Stato islamico, cominciata lo scorso giugno. Una tragedia che si somma a quella di milioni di rifugiati siriani, in una regione in preda agli sconvolgimenti della guerra. Un membro della commissione, Masrur Aswad, ha parlato di condizioni di vita difficilissime per i profughi iracheni, in gran parte provenienti dalla provincia di Ninive, di cui è capoluogo Mosul, moltissimi dei quali hanno cercato scampo nei territori della regione autonoma del Kurdistan. Secondo dati della stessa commissione resi noti qualche settimana fa, non sarebbero meno di un milione le persone che si sono date alla fuga. Molte per il timore di dover vivere sotto le ferree leggi imposte dallo Stato islamico e secondo la sua particolare interpretazione della Sharia. Altre per paura dei combattimenti. Altre ancora, come i cristiani, ai quali i jihadisti hanno imposto di lasciare Mosul, un fatto senza precedenti nei duemila anni di storia della comunità locale. Alcune centinaia di cristiani hanno dato vita a una manifestazione nella città curda di Dohuk, una cinquantina di chilometri a nord di Mosul, per protestare contro le espulsioni dai territori conquistati dai jihadisti. “Siamo qui per condannare le violenze commesse dai gruppi terroristi e chiedere alla comunità internazionale di mettere fine a questa ingiustizia”, ha detto Farid Yacub, portavoce del Movimento assiro democratico, che ha promosso il raduno. “Chiediamo – ha aggiunto Yacub – che il governo federale iracheno e la regione del Kurdistan forniscano la necessaria assistenza ai profughi che hanno trovato rifugio nei villaggi cristiani della Valle di Ninive e che venga approvata una legge che protegga le proprietà lasciate dai cristiani a Mosul e in altre città e villaggi”. Masrur Aswad ha lamentato la scarsa assistenza ai profughi da parte del governo centrale, denunciando anche casi di colera tra gli sfollati. Ma Sattar Nawruz, portavoce del ministero delle Migrazioni, ha assicurato che squadre mediche sono state organizzate per prestare le cure necessarie ai profughi e il governo prevede ora di distruibuire aiuti in denaro alle famiglie. Ad essere chiamata ancora una volta in causa, comunque, é anche la comunità internazionale, già alle prese con un gigantesco esodo provocato dalla guerra civile in Siria. Calcolando i tre milioni di profughi che hanno trovato rifugio in condizioni precarie nei Paesi confinanti e i quasi sei milioni sfollati all’interno della Siria, si arriva ad un totale di nove milioni, circa il 40 per cento della popolazione totale. Mentre le fiamme del conflitto che ha investito sia la Siria sia l’Iraq non sembrano destinate ad esaurirsi in tempi brevi. (Alberto Zanconato/Ansa)

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