Ira di Mosca per sanzioni, “prezzi energia alle stelle”

MOSCA. – Mosca torna a fare la voce grossa contro Ue e Usa dopo l’annuncio coordinato di nuove e più aspre “sanzioni antirusse” per il ruolo svolto dal Cremlino nella crisi ucraina: le misure economiche europee contro la Russia – ha avvertito minaccioso il ministero degli Esteri di Mosca – faranno “inevitabilmente” schizzare alle stelle “i prezzi del mercato dell’energia in Europa”.  Ma la risposta dei Paesi dell’ormai G7 (dopo l’espulsione della Russia) non si è fatta attendere, e in una dichiarazione congiunta Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Usa, insieme ai vertici della Ue, si sono detti pronti a ulteriori sanzioni se Mosca non cambia rotta lavorando a una soluzione pacifica del conflitto in Ucraina. L’accusa che Kiev e i suoi alleati occidentali rivolgono alla Russia è di armare e spalleggiare i miliziani separatisti, che intanto sembra stiano perdendo terreno nella guerra contro le truppe ucraine, che continuano invece ad avanzare nelle regioni sud-orientale del Paese e hanno annunciato di aver riconquistato la cittadina di Avdeievka, ad appena una decina di chilometri dalla roccaforte filorussa di Donetsk. Le nuove sanzioni non vanno giù alla Russia, che rimprovera Bruxelles di essere “incapace” di “svolgere un ruolo autonomo negli affari internazionali”, conducendo invece una politica “dettata da Washington”. Ma Mosca ha lanciato un avvertimento anche agli Stati Uniti, dichiarando che subiranno dei gravi danni dall’introduzione di ulteriori sanzioni dovute a una linea politica “distruttiva e miope”. Il nuovo pacchetto di sanzioni varato dall’Ue contro Mosca colpirà interi settori dell’economia russa – in particolare energia, finanza e armamenti–- ma il suo reale impatto sull’economia europea non è facile da definire visto che le misure restrittive non varranno per i contratti già in essere, avranno una durata limitata di 12 mesi e saranno sottoposte a continua revisione, concedendo così all’Unione europea una leva di flessibilità che le potrà eventualmente permettere di ridurne l’intensità o di ritirarle. Pur esprimendo tutta la sua rabbia in comunicati stampa a caratteri di fuoco contro Ue e Usa, la Russia a livello ufficiale minimizza l’impatto delle sanzioni occidentali. E mentre la banca centrale assicura che “in caso di necessità saranno adottate tutte le misure per sostenere gli istituti di credito” colpiti dalle misure occidentali, il ministero degli Esteri fa sapere che “le difficoltà che potranno sorgere in alcuni settori dell’economia russa saranno senza alcun dubbio superati”. Imprenditori ed economisti temono però la recessione e un lungo isolamento internazionale della Russia dello zar Vladimir Putin. L’Europa – che dalla Russia riceve circa un terzo del proprio metano – teme invece una nuova guerra del gas, soprattutto dopo che a giugno la Russia ha chiuso i rubinetti del metano verso l’Ucraina, dai cui gasdotti passa metà dell’oro blu che compra da Mosca. Ed è soprattutto per questo che alcuni Paesi europei, tra cui Germania, Francia e Italia, sono stati a lungo restii a passare alla cosiddetta “terza fase” delle sanzioni. A far però peggiorare ulteriormente e drasticamente le già complicate relazioni tra Mosca e Ue è stato l’abbattimento il 17 luglio scorso dell’aereo della Malaysia Airlines sui cieli della regione di Donetsk. Secondo gli esperti occidentali, a causare questa tragedia – nella quale hanno perso la vita 298 persone, di cui 193 olandesi – sono stati probabilmente i separatisti, che avrebbero aperto il fuoco con un sistema missilistico terra-aria fornito loro dalla Russia. Il Cremlino nega però ogni coinvolgimento nella sciagura, e finora gli esperti internazionali non hanno potuto raggiungere il luogo dello schianto a causa degli incessanti combattimenti. Kiev sostiene inoltre che le strade che portano ai resti del relitto siano state minate dai separatisti, ma tra Russia e Ucraina è un continuo scambio di accuse, e secondo il ministro degli Esteri di Mosca, Serghiei Lavrov, a ostacolare le indagini è invece il governo ucraino, che non interrompe l’offensiva militare a est, impedendo così agli investigatori di recarsi sul posto.