A Gaza, tra le macerie, la vita riprende lentamente

GAZA. – Dopo un mese di combattimenti, gli abitanti di Gaza hanno sfruttato la prima giornata reale di tregua per rendersi conto dell’entita’ delle distruzioni provocate dagli attacchi israeliani e per tentare di tornare ad una parvenza di normalita’. Nelle strade del centro, dopo settimane, si sono tornate a vedere famiglie intere: nei giorni passati solo gli uomini si aggiravano, spesso con circospezione. Le banche hanno finalmente riaperto i battenti e cosi’ molte famiglie – che finora vivevano delle scorte ammassate a casa – hanno potuto compiere primi acquisti. E sui volti di molti si leggeva il sollievo: perche’ da nessuna parte della Striscia si vedevano piu’ militari israeliani, ne’ il cielo era piu’ sorvolato dai droni che con i loro rumorosi motori esasperano la popolazione. Per la prima volta dall’inizio dei combattimenti si sono visti oggi ricomparire in pubblico due esponenti politici locali: Halil al-Haya (Hamas) e Khaled al-Batsh (Jihad islamica). Erano diretti al Cairo per partecipare ai negoziati sul cessate il fuoco con Israele. Gli altri dirigenti di spicco della Striscia restano per il momento in clandestinita’, nel timore di esporsi ad attacchi israeliani. In questo clima di emergenza, a Gaza non compaiono ancora i giornali. Ma i mass media locali informano oggi la popolazione che ”la Resistenza non si e’ piegata al nemico” e che Israele e’ stato anzi ”obbligato a compiere una ritirata unilaterale”. Dunque, concludono, c’e’ fondato motivo di orgoglio. Ma il prezzo pagato e’ caro, come e’ evidente a chiunque si aggiri oggi nei rioni piu’ colpiti dal fuoco israeliano. L’entita’ delle distruzioni viene spesso paragonata a quella di un cataclisma. Intere aree sono state rase al suolo. Inoltre manca l’energia elettrica; la rete fognaria e’ in parte fuori uso e nel centro di Gaza vengono accumulate quantita’ ingenti di immondizia. L’odore emanato risulta insopportabile. Chi ha avuto la casa solamente danneggiata ed e’ ancora costretto a dormire in scuole pubbliche sta adesso progettando il futuro immediato. C’e’ grande richiesta di tende: perche’ molte famiglie pensano adesso di accamparsi accanto alle loro case, per custodire quanto e’ rimasto all’interno. Si tratta di iniziative private: nessuna organizzazione, finora, sembra essere venuta loro in aiuto. Le 72 ore di tregua sono viste come un buon auspicio. Buona parte della popolazione ha fiducia che il cessate il fuoco reggera’ e che sara’ possibile cosi’ superare la crisi. In questa atmosfera di cauto ottimismo, si sono dunque visti nuovamente aperti caffe’ e ristoranti che hanno cosi’ accolto quanti – per timore dei combattimenti – erano rimasti barrati in casa negli ultimi venti giorni, dall’inizio delle operazioni terrestri israeliane. (di Sami al-Ajrami/ANSA)

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