La crescita non c’è e il deficit traballa, caccia a risorse

ROMA. – La crescita che non c’è, come ipotizza anche Moody’s prevedendo un -0,1% a fine 2014, pone due problemi non di poco conto all’esecutivo: il peggioramento dei conti e la difficoltà di reperire risorse per dar seguito alla promessa, ribadita ieri al Financial Times da Matteo Renzi, di far calare le tasse. E quindi innanzitutto rendere strutturale e se possibile allargare, il bonus di 80 euro e lo sconto del 10% sull’Irap alle imprese. Esclusa una manovra correttiva (il premier continua a ribadire che il rapporto deficit-Pil resterà comunque sotto il 3% quest’anno) ci sarà quindi da tenere strettamente sotto controllo i conti e reperire le risorse per le politiche economiche di rilancio. Questo con la speranza inoltre che un’inversione del ciclo economico rimpingui anche le casse dello Stato. Anche perché la recessione si sente sulle entrate fiscali e contributive. Quindi alla ripresa ci sarà da trovare una discreta mole di risorse per finanziare le emergenze (ad esempio gli ammortizzatori sociali oppure interventi sulle pensioni in deroga alla riforma Fornero), tenere i conti in ordine e dar corso all’impegno del calo delle tasse. Molti i fronti sui quali si ragiona: innanzitutto la spending review. Poi la revisione degli sconti fiscali. E c’è chi paventa scenari decisamente peggiori parlando di un possibile prelievo sui conti correnti in autunno. Ipotesi chiaramente rigettata dal governo che punta piuttosto a far ripartire l’attività economica con interventi tipo lo ‘Sblocca-Italia’ che vedrebbe la luce a settembre con un impatto di 43 miliardi. La maggior parte delle risorse arriverebbero l’anno prossimo dalla Spending review: si tratterebbe di 17 miliardi che il commissario Carlo Cottarelli (o chi lo sostituirà) dovrà assicurare alle casse dello Stato attraverso tagli ‘ragionati’ e non lineari come negli anni scorsi, con l’intento di risparmiare senza ‘deprimere’ ulteriormente l’economia. Una cifra enorme che arriverebbe nel 2016 fino a oltre 30 miliardi. Di questi l’anno prossimo almeno 10 servono per finanziare strutturalmente il bonus da 80 euro. Bonus che molti vorrebbero allargare a famiglie e partite Iva. Ma anche ai pensionati. Altro capitolo è quello degli sconti fiscali. Da tempo si dice che la revisione potrebbe portare ad un incasso di circa 2 miliardi. Ma la gran parte degli sconti sono ‘intoccabili’ riguardando, ad esempio, il lavoro dipendente o i carichi familiari. Ma ci sarebbe da fare un lavoro ‘di cesello’ sulla miriade di altre voci. Anche se il governo, ad esempio, smentisce che si interverrà su voci come: detrazione per spese funerarie oppure per spese veterinarie. Quindi quali saranno gli interventi è ancora da vedere. E in ogni caso l’idea è quella di mantenere gli eventuali risparmi all’interno della delega fiscale per finanziare le novità. E fondi potrebbero arrivare anche dalla riforma del catasto e dall’aggancio dei valori catastali a quelli di mercato. Operazione già partita ma che richiede tempo. Infine altri fondi arriverebbero sotto forma di Iva pagata dalle aziende che beneficiano dei rimborsi dei crediti che vantano nei confronti del pubblico. Ed è sempre sul tavolo una nuova tornata di privatizzazioni (dagli immobili alle partecipazioni) che potrebbero beneficiare della nuova tendenza allo shopping straniero in Italia (da Etihad-Alitalia ai cinesi con Cdp Reti, fino all’ingresso con il 2% in Generali). Infine i risparmi del basso livello dello spread. C’era addirittura chi parlava di 5 miliardi. Ma poi il livello è velocemente risalito. E certo sarà difficile arrivare al risultato tedesco: grazie ai tassi bassi, lo Stato tedesco ha risparmiato circa 120 miliardi di euro dalla crisi finanziaria del 2007.

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