Ucraina: Kiev denuncia incursione russa, Mosca nega

MOSCA. – Tensione alle stelle tra Ucraina e Russia. Il governo di Kiev denuncia che nella notte di giovedì una colonna di blindati russi è entrata in territorio ucraino ed è stata in parte distrutta. Un’accusa pesante, che Mosca respinge fermamente e bolla come “fantasiosa”, ma che potrebbe essere suffragata dal rafforzamento delle file separatiste con 150 mezzi blindati e 1.200 uomini “addestrati in Russia” annunciato ieri dal nuovo premier dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk. A essere testimoni del presunto attraversamento della frontiera da parte di 23 blindati ci sono però anche dei giornalisti dei quotidiani britannici The Guardian e The Telegraph, che sostengono che lo sconfinamento sia avvenuto attraverso un varco nei pressi del posto di confine di Izvarino-Donetsk, che porta alla regione ucraina di Lugansk. Lo stesso da cui dovrebbe passare l’imponente convoglio umanitario russo di quasi 300 camion fermo alla frontiera già da almeno due giorni perché Kiev teme possa servire al Cremlino come pretesto per un’invasione o per armare i separatisti. Il movimento in Ucraina di mezzi militari provenienti dalla Russia è stato denunciato anche dalla Nato, mentre gli Usa dicono di non essere ancora in grado di confermare o smentire se le truppe di Kiev hanno effettivamente colpito un convoglio militare russo in territorio ucraino, ma chiedono comunque alla Russia di cessare le “provocazioni”. E i ministri degli Esteri dell’Ue da parte loro sollecitano il Cremlino a fermare “ogni azione militare unilaterale”. L’ingresso, vero e presunto, di mezzi militari in Ucraina non rappresenta di certo un’invasione massiccia da parte della Russia, ma sembra confermare i sospetti di Kiev e dei suoi alleati occidentali, che da tempo accusano Mosca di armare i miliziani separatisti. I ribelli negano di aver ricevuto mezzi militari, ma in un video postato ieri su YouTube il premier dei filorussi di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, ha annunciato l’imminente arrivo di rinforzi: 150 blindati, tra cui 30 carri armati, e 1.200 uomini. Zakharcenko non precisa da dove provengono uomini e mezzi, ma sostiene che arrivano “nel momento cruciale” e soprattutto sottolinea l’addestramento dei nuovi combattenti “per quattro mesi in Russia”. L’escalation della tensione ieri ha fatto sprofondare le borse europee, e domani i ministri degli Esteri di Ucraina, Russia, Germania e Francia si incontreranno a Berlino per cercare una soluzione alla crisi. Intanto i combattimenti proseguono e aumenta tragicamente il numero dei morti, che secondo l’Onu sono già più di 2.000 dall’inizio del conflitto ad aprile, di cui 1.000 solo nelle ultime due settimane, cioè da quando le truppe ucraine stanno stringendo d’assedio le roccaforti separatiste di Donetsk e Lugansk. A pagare il prezzo più alto in questa guerra è probabilmente la popolazione civile, e l’osservatorio internazionale sulla tutela dei diritti umani Human Right Watch ha denunciato l’impiego di armi pesanti contro i centri abitati da parte di entrambe le fazioni in lotta e ha rimarcato come la situazione umanitaria sia “molto difficile” a Lugansk, da diversi giorni senza elettricità e acqua corrente e a corto di cibo. Ed è proprio a Lugansk che è diretto il convoglio russo di (presunti) aiuti umanitari partito martedì da una base militare vicino Mosca e fermo da giovedì a Kamensk-Chaktinski, a una trentina di chilometri dalla frontiera con l’Ucraina, il cui governo teme che la colonna di aiuti possa servire al Cremlino come cavallo di Cavallo di Troia per preparare un’invasione o per armare i separatisti. Oggi infine, con la mediazione della Croce rossa, si è trovato un accordo di base secondo cui addetti della Croce rossa internazionale ispezioneranno il carico in territorio russo e poi accompagneranno ogni camion in Ucraina. Manca però ancora l’ok di Kiev, che deve riconoscere il convoglio come aiuto umanitario. (di Giuseppe Agliastro/ANSA)

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