Ebola: assalto a centro medico in Liberia, i malati fuggono

ROMA. – Oltre all’emergenza sanitaria, il virus Ebola comincia a creare nei Paesi dell’Africa Occidentale anche problemi di ordine pubblico. La notte scorsa a Monrovia, capitale della Liberia, un presidio medico che ospitava alcune decine di persone sospettate di aver contratto il virus é stato preso d’assalto da uomini armati che hanno devastato e saccheggiato i locali, provocando la fuga di 17 pazienti, tutti malati e quindi contagiosi. Anche le infermiere e i volontari che lavoravano nella struttura si sono allontanati, terrorizzati dalla violenta aggressione. Gli assalitori “hanno sfondato le porte, hanno spaccato tutto e rubato quanto potevano”, ha raccontato all’agenzia Afp Rebecca Wesseh, testimone della devastazione. Il presidio medico è una struttura realizzata in uno dei quartieri più a rischio di Monrovia e ospitava persone sospettate di aver contratto il virus. Una volta effettuati gli esami, dopo aver ricevuto le prime cure, i pazienti dichiarati contagiati venivano trasferiti negli ospedali della città, una metropoli che conta più di un milione e 300mila abitanti ma le cui strutture igieniche sono a dir poco carenti. La fuga dei malati (tutti risultati positivi ai test dell’Ebola) costituisce, secondo il segretario generale dei lavoratori della sanità in Liberia George Williams, un ulteriore grave pericolo di diffusione della febbre emorragica che, in cinque mesi, in Liberia ha già ucciso 413 persone. Le altre vittime di quella che l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha definito “un’emergenza senza precedenti, purtroppo sottovalutata”, si sono avute in Guinea (380), Sierra Leone (348) e Nigeria (quattro). Tra l’altro, proprio in questo centro di Monrovia realizzato in un ex-liceo, nove pazienti erano morti solo pochi giorni fa. E la gente del quartiere é sempre stata contraria alla struttura per motivi diametralmente opposti: per paura del contagio o perché non vuole ammettere la presenza di una malattia così devastante che si propaga per contatto con persone o animali infetti, vivi o morti che siano. I testimoni hanno raccontato che gli aggressori erano soprattutto giovani, armati con mazze e bastoni, e urlavano slogan contro la presidente liberiana Elle Johnson Sirleaf e contro i medici. “Non c’é Ebola” era l’altra frase più gridata per spingere la gente ad abbandonare la struttura. “La popolazione non si fida dei centri sanitari e cerca di non andarci – ammoniva ieri l’Oms – Si va diffondendo un clima di paura generalizzata. E la paura non produce mai nulla di positivo”. La notte scorsa Monrovia lo ha testimoniato nel peggiore dei modi. (di Rossella Benevenia/ANSA)

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