James Foley: un reporter sempre in prima linea

NEW YORK. – Un reporter serio, generoso e coraggioso, sempre in prima linea, nei conflitti più cruenti, in Afghanistan, Libia, Iraq, Siria. E già vittima di un rapimento, nell’aprile del 2011, per 44 giorni, mentre era impegnato a seguire la rivolta che ha rovesciato il leader libico Muammar Gheddafi: James Foley, 40 anni, di cui l’Isis ha rivendicato la decapitazione, aveva una grande passione per il suo lavoro e una grande esperienza, era un veterano del giornalismo di guerra. Dopo il rapimento in Libia, in un’intervista al Boston Globe aveva affermato di credere che “il giornalismo in prima linea sia importante. Senza quelle foto e video, senza esperienze di prima mano, non si può dire davvero al mondo quanto può essere terribile” la guerra. Da freelance collaborava con molte testate, tra cui Global Post, Afp o la tv Usa Pbs. E aveva anche un blog personale, chiamato “A World of Troubles” (Un mondo di problemi), a cui aveva dato come sottotitolo la celebre affermazione di Carl von Clausewitz: “Le guerre le combattono gli esseri umani”. Era già stato su vari fronti di guerra per quasi quattro anni quando è stato rapito in Siria il 22 novembre 2012, nelle vicinanze di Taftanaz, nella provincia nordoccidentale di Idlib.  E’ stato fermato insieme al suo autista e al suo traduttore, che sono poi stati rilasciati. Di lui, invece, non si è saputo più nulla, fino al’altro giorno. Era il figlio più grande di Diane e John Foley, di Rochester, in New Hampshire. Aveva quattro fratelli. Inizialmente la sua famiglia aveva scelto di mantenere il silenzio, sperando che la discrezione aiutasse gli sforzi per raggiungere la sua liberazione. Ma dopo numerose settimane di attesa, aveva deciso di cambiare strategia, creando un sito (www.freejamesfoley.com), una pagina Facebook e un account Twitter dedicate al rapimento. E ha iniziato a diffondere foto in cui si può vedere James – Jim per gli amici – al lavoro, col giubbotto antiproiettile e una telecamera, tra edifici distrutti dalle bombe, o anche in famiglia, a Natale, con un cappellino rosso e bianco. Ed un contagiorni: da quando è scomparso ne sono trascorsi, fino a ieri, 636.

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