Renzi plaude Draghi, flessibilità per chi fa le riforme

ROMA. – “Aria nuova”, una rivoluzione “culturale” in parallelo a quella politica e economica. Matteo Renzi si prepara ad un’altra rottamazione. In Italia, dove è ora di chiudere l’era dei “soliti noti dei salotti buoni” e con “un capitalismo di relazione trito e ritrito”. Ma anche in Europa, dove servono “risposte politiche” e non di euro-burocrati che mettono i vincoli prima della crescita. Per questo il premier plaude alle parole del presidente della Bce Mario Draghi, ieri da Jackson Hole, un’apertura, per Renzi, a concedere più flessibilità “a chi fa le riforme”. Alla vigilia di una settimana clou sia sul piano interno sia sul piano europeo, il presidente del consiglio chiarisce che la sua linea non si sposterà di un millimetro alla ripresa. Anzi, avrà un’accelerazione. In Italia, alla faccia dei sindacati che vanno “lasciati stare tanto si arrabbiano sempre”. E in Ue alla faccia dei rigoristi che vorrebbero il nostro paese osservato speciale e condizionato “da tagli e vincoli”. L’Italia manterrà l’obiettivo del 3 per cento, “anche se – punzecchia Renzi – altri fossero costretti ad allontanarvisi”, e determinerà le sue politiche. “Quando sento parlare di aiuto esterno mi scappa da ridere”, taglia corto il premier. Con “lo spirito del maratoneta”, avendo chiaro l’obiettivo finale e “a viso aperto”, il governo punta a fare le riforme che servono e a tornare “la guida, non il problema dell’Europa”. Riforme in cambio di flessibilità è la ricetta del presidente del consiglio che oggi riceve un assist anche dal ministro francese dell’Economia Arnaud Montebourg. Un binomio che Renzi scorge anche nelle parole di Mario Draghi, con il quale il premier ha avuto due settimane fa un chiarimento a quattr’occhi in Umbria. Il presidente della Bce, dal summit dei banchieri centrali, continua a sostenere che le riforme strutturali nell’eurozona non “sono più rinviabili” ma si dice pronto a fare di più e a ricorrere a misure non convenzionali per la bassa inflazione e la crescita debole. E sulle riforme Renzi comincia a scaldare i motori per la ripartenza. Il consiglio dei ministri del 29 agosto, proprio alla vigilia del consiglio europeo sulle nomine, deve essere nelle intenzioni del premier la prova che l’Italia è impegnata eccome nelle riforme di sistema. La riforma della giustizia civile, con l’obiettivo di ridurre la montagna di arretrato e dimezzare i tempi. Lo “Sblocca-Italia”, un provvedimento “ambizioso” secondo Renzi che smuoverà 43 miliardi di risorse già stanziate. E la riforma della scuola, che non “è un problema ma un asset strategico del nostro Paese”. “Vi stupirò – scommette il presidente del consiglio senza entrare nei contenuti – presenteremo una riforma complessiva che, a differenza di altre occasioni, intende andare in direzione dei ragazzi, delle famiglie e del personale docente che è la negletta spina dorsale del nostro sistema educativo”. Provvedimenti nuovi che affiancheranno altri, come la riforma del lavoro in discussione al Senato. “Sono convinto che ce la facciamo” ad uscire dalla crisi, rassicura Renzi non interessato alle raccomandazioni europee. “Se devo stare – affonda – dentro un’organizzazione di burocrati, ne ho talmente tanti a casa mia che non ho bisogno dell’Europa”. Così come non sembra interessato all’appoggio dei poteri forti dei “salotti buoni”. Anzi, avverte, bisogna togliere il paese “dalle mani dei soliti noti che fanno affari di un capitalismo di relazione trito e ritrito”.  (Di Cristina Ferrulli/ANSA)