Caschi blu ostaggi sul Golan. Nuovo massacro Isis

BEIRUT/BAGDHAD. – Per la terza volta consecutiva in poco più di un anno, decine di caschi blu dell’Onu dispiegati sulle Alture del Golan sono stati presi in ostaggio da miliziani siriani anti-regime, tra cui qaedisti, durante combattimenti con le forze di Damasco e sotto gli occhi dell’esercito israeliano. Questo mentre dal nord della Siria sono giunte notizie, documentate da foto, di un massacro di soldati siriani compiuto nei giorni scorsi da jihadisti dello Stato islamico, rivali dei qaedisti del Golan all’interno del fronte dei ribelli e da settimane padroni di vasti territori a cavallo tra Siria e Iraq. Parallelamente, nel nord dell’Iraq sono proseguiti raid aerei americani contro postazioni dello Stato islamico. Ne hanno approfittato le milizie curde, armate e sostenute da un’inedita coalizione russo-iraniana-occidentale, che nelle ultime ore hanno conquistato terreno a sud della diga di Mosul. La seconda città irachena, controllata dai jihadisti, è da ieri bersaglio di bombardamenti dell’aviazione Usa. Intanto l’Onu ha confermato che 43 membri della forza di disimpegno (Undof), presente nell’area dal 1974, sono detenuti da un gruppo armato in territorio siriano. Da New York non precisano la nazionalità dei caschi blu presi in ostaggio, il luogo della loro detenzione né gli autori del sequestro. Informazioni di stampa locali non verificabili in maniera indipendente affermano che miliziani del Fronte Nusra, l’ala siriana di al Qaida che ieri aveva partecipato con altri gruppi anti-regime alla conquista del valico frontaliero di Qunaytra, hanno catturato gli osservatori Onu e che questi sarebbero tutti filippini. Già nel marzo e nel maggio 2013 decine di caschi blu, anche in quel caso filippini, avevano subito la stessa sorte ed erano stati poi liberati dopo pochi giorni. Dall’Onu affermano che altri 81 membri di Undof – che conta circa 1.200 militari indiani, filippini, nepalesi, olandesi, irlandesi e delle Fiji – “hanno i movimenti ristretti alle loro posizioni in due basi lungo la linea del cessate il fuoco tra i due Paesi. Sempre oggi dalla regione siriana di Raqqa sono giunte le immagini dell’uccisione da parte dei jihadisti dell’Isis di oltre 150 militari dell’esercito siriano, fatti prigionieri nelle ultime settimane in due diverse battaglie tra lealisti e Stato islamico per la conquista rispettivamente di una base a nord di Raqqa e dell’aeroporto militare di Tabqa, a est del capoluogo in mano all’Isis. Sabato scorso, l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria (Ondus) aveva riferito di circa 340 jihadisti e 160 militari siriani uccisi in cinque giorni di battaglia a Tabqa. L’aviazione di Damasco ha intanto proseguito i suoi raid sulla regione orientale di Dayr az Zor, mentre i jihadisti ammassano uomini per sferrare l’attacco dell’aeroporto militare di Dayr az Zor, l’ultima base dell’aria per i jet del regime. Sul piano politico, il presidente francese Fran&Daggerois Hollande si è unito stamani alle dichiarazioni dell’alleato americano affermando che nonostante la convergenza di interessi delle potenze occidentali e del regime di Damasco in funzione anti-Isis, Assad “non può essere un partner della lotta contro il terrorismo” in Siria e in Iraq. (di Lorenzo Trombetta/ANSA)

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