Vendite al lumicino, da 80 euro ancora nessuna spinta

ROMA. – I consumi degli italiani restano al lumicino. I dati dell’Istat sulle vendite al dettaglio parlano chiaro, anche a giugno l’appuntamento con la ripresa è saltato e gli affari nei negozi hanno segnato una crescita ‘zero’ rispetto a maggio e addirittura un calo del 2,6% nel confronto annuo. Eppure a giugno gli italiani potevano contare su un jolly, gli 80 euro di bonus Irpef arrivati a fine maggio nelle buste paga di circa 10 milioni di lavoratori. Per ora l’incentivo non ha scatenato il rilancio della domanda, magari però è servito a impedire una caduta più profonda. Un’ipotesi non assurda vista la gelata sugli stipendi: guardando all’hardware dei salari, ovvero alle retribuzioni contrattuali orarie (bonus escluso), le cose non erano mai andate cosi male. L’aumento delle remunerazioni su base annua non si porta oltre l’1,1%, al minimo storico assoluto (le serie sono partite nel 1982). Ma le brutte notizie non finiscono qui, l’Istat in mattinata ha diffuso una sequela di dati tra cui la fiducia delle imprese ad agosto. Anche in questo caso si torna indietro, bruciando il recupero messo a segno il mese precedente. Va particolarmente male per l’industria, con la manifattura ai livelli di un anno fa. Altro segnale non positivo arriva dall’indicazione sulle eccedenze nei magazzini, come evidenziano glia analisti di Intesa Sanpaolo. Di certo non è una buona stagione per l’ottimismo, che, ha sempre fatto sapere l’Istat giusto ieri, scarseggia pure tra i consumatori. Tanto che oggi Eurostat attribuisce all’Italia la maglia nera: è il Paese che in materia di fiducia ha fatto peggio tra i big dell’Unione monetaria. Ma il resto del Vecchio Continente non può cantare vittoria, a cominciare dalla Germania, alle prese con un aumento della disoccupazione e con un’inflazione ferma, ben al di sotto del target Bce. Tutti dati macro che non hanno fatto sorridere le Borse, con Milano e Francoforte in prima linea nelle perdite. Almeno, però, il Tesoro ha fatto il pieno in un’asta di titoli di Stato a 5 e 10 anni, con tassi sempre più assottigliati. E domani sarà un’altra giornata campale: in Italia l’ora ‘ics’ scatterà alle 11:00 quando l’Istituto di statistica rilascerà le stime sui prezzi ad agosto. Gli analisti sono orientati al segno meno (tra il -0,1% e il -0,2%), che corrisponderebbe alla tanto temuta deflazione. Intanto le cifre di oggi su commercio, retribuzioni e fiducia deludono sia le associazioni dei consumatori che quelle delle imprese. Ma lo stato di agitazione è palpabile anche fuori confine: per il commissario Ue agli affari economici, Jyrki Katainen, l’avanzata del ‘pessimismo’ è “fonte di preoccupazione”. Tornando ai dati già pubblicati, della rilevazione sulle vendite al dettaglio colpisce come non si sia salvato alcun settore, dall’alimentare alla farmaceutica. Gli affari languono per tutti: botteghe (-3,9%), supermercati (-2,5%) e ipermercati (-1,3%). Fanno eccezione solo i discount, ma anche per il low cost il vantaggio si restringe (+0,5%). Ne deriva che i primi 80 euro non sono passati per i negozi: niente shopping. Gli italiani che ne hanno beneficiato con tutta probabilità hanno giocato la carta in maniera diversa, destinando la somma al pagamento di tasse, bollette o mutui. Oppure il bonus è stato semplicemente messo da parte, nel rispetto di una tradizione che ci vuole più formiche che cicale. D’altra parte per il resto la busta paga non ha fatto scintille, stando alla parte tabellare da almeno 32 anni non si scendeva così in basso. Un dato sui cui hanno pesato il blocco della contrattazione nella Pa e anche l’accordo per Alitalia sulla riduzione del costo del lavoro. Dal ministro del Lavoro giungono tuttavia rassicurazioni, Giuliano Poletti conferma come i “risultati ” si vedranno “nel medio periodo”. (di Marianna Berti/ANSA)

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