Mix pil-deflazione, l’Italia sul filo del rasoio del 3%

ROMA. – L’impegno e’ chiaro. L’Italia – ha assicurato il premier Matteo Renzi – non supererà la soglia del 3% del deficit. ”Flessibilità all’interno delle regole che già ci sono”, ha ribadito il premier Matteo Renzi. Ma la gragnola di dati che è piovuta ieri dall’Istat certo accende qualche allarme sui conti pubblici. L’Italia, che le ultime previsioni del governo indicano ancora con un Pil 2014 in crescita dello 0,8% e un deficit in discesa al 2,6%, potrebbe nuovamente trovarsi a ballare sul filo del rasoio, proprio sopra la soglia del 3%. Di certo sui conti del 2014 non ci sono manovre all’orizzonte. La correzione – almeno di 0,3 punti di Pil secondo il vecchio Def, 4,5 miliardi in soldoni – dovrà invece arrivare per il 2015. E a questa si dovrà aggiungere anche l’impegno del governo per rifinanziare il bonus di 80 euro. Solo per quest’ultima posta servono circa 10 miliardi di euro. Le risorse – per un ammontare che sfiorerebbe i 15 miliardi – dovrebbero arrivare dalla Spending Review della spesa pubblica, tra cui anche la stretta sulle società partecipate degli enti locali che non è stata inserita nel decreto Sblocca Italia ma che verrà varata con la Legge di Stabilità. Il quadro macro economico di riferimento, sul quale il governo fa le stime, e’ però in grande movimento. Una fotografia che congelerà le previsioni sarà scattata dal governo solo il primo di ottobre, quando saranno rese note le nuove stime sul Pil, quelle contenenti anche il valore di alcune attività criminali che – a detta della Cgia di Mestre – ammonterebbero a 170 miliardi di euro. Al momento, a bocce ferme, l’economia italiana viaggia quest’anno attorno allo zero. La crescita acquisita (quella cioè che si raggiungerebbe se il terzo e il quarto trimestre non registrano cambiamenti) è addirittura di -0,3%. Prevedendo una riduzione di 0,8 punti percentuali di Pil e attestando il Paese su un 2014 di ‘stagnazione’, il deficit potrebbe salire di 0,4 punti e raggiungere il 3%. Difficile però stimare il reale impatto che l’attuale congiuntura avrà sul deficit. Proprio perche’ ci sono due variabili matematiche, che possono pesare sui conti. Che potrebbero compensarsi l’una con l’altra. La prima e’ la revisione del Pil che potrebbe dare uno spazio di manovra, aumentando il valore del prodotto interno lordo. L’altra invece e’ la deflazione, il calo annuale dei prezzi: il Pil che viene preso a riferimento per il calcolo del rapporto con il debito e con il deficit è infatti quello reale, depurato cioè dell’andamento dei prezzi che in questo caso, essendo negativo, tenderà a ridurlo. Alle variabili tecniche vanno comunque aggiunte quelle politiche. Che si giocano in sede europea. Se è vero che l’Italia e’ alla ricerca della sola flessibilità possibile dentro le regole, è anche vero che scomputare gli investimenti produttivi – con una ‘golden rule’ – avrebbe l’effetto di allentare il cappio del pareggio di bilancio, che l’Italia si è impegnata a realizzare nel 2015 e che invece – per la necessità di dare un po’ di slancio ad una ripresa che al momento non si vede – vorrebbe spostare un po’ più avanti.