Usa: sciopero degli hamburger, “basta paghe da fame”

NEW YORK. – I dipendenti dei fast food di 150 città americane sono scesi oggi in piazza per dire basta alle paghe definite da “fame” e chiedere l’aumento del salario minimo a 15 dollari l’ora. Migliaia di persone, fin dalle prime ore di questa mattina, hanno abbandonato temporaneamente patatine fritte e hamburger e si sono dati alla disobbedienza civile per attirare attenzione su ciò che loro definiscono il diritto di avere un salario dignitoso, contro gli attuali 7 dollari e 25 l’ora. “Sappiamo che sarà una dura battaglia”, spiega alla Tv Latoya Caldwell, impiegata Wendy’s di Kansas City in Missouri, costretta a tirare su quattro figli con 7,50 dollari l’ora: “Ma vinceremo”. Da Los Angeles a New York, i dipendenti di McDonald’s, Wendy’s, Burger King, al grido di “Fight for 15” (lotta per i 15 dollari), hanno sfidato le forze dell’ordine e ignorando il fatto che rischiavano l’arresto hanno inscenato sit in in particolare per bloccare la circolazione. E le manette non si sono fatte attendere, in particolar modo a New York, Detroit, Indianapolis e San Diego. Il bilancio è stato di una settantina di persone fermate. Nella Grande Mela, la protesta ha scelto Times Square, la piazza più affollata della città, per far sentire la propria voce. Circa 400 manifestanti si sono radunati lì nell’ora di punta, sollevando cartelli con scritto “Uniamoci per i 15 dollari e per i diritti sindacali”. Gli arresti sono scattati quando alcuni di loro si sono seduti per strada bloccando la circolazione. “Li abbiamo arrestati – ha detto un portavoce della polizia di New York – per schiamazzi”. A New York è arrivato anche un gruppo di persone provenienti da Ferguson, la città del Missouri dove a metà agosto sono scoppiate rivolte in seguito all’uccisione da parte di un agente della polizia di un adolescente di colore disarmato. In piazza anche un dipendente di McDonald’s di 81 anni costretto ancora a lavorare perché non riesce ad andare in pensione a causa del salario troppo basso. La mobilitazione nazionale di oggi dei dipendenti di fast food è stata il culmine di una serie di scioperi iniziati proprio a New York due anni fa. Anche se per ora la categoria non ha raggiunto alcun risultato pratico, a livello nazionale ha sollevato il dibattito sulla necessità di aumentare i salari minimi. L’appello è arrivato anche alle orecchie del presidente Obama, che ha fatto della battaglia per l’innalzamento del salario minimo una delle priorità della sua agenda sociale. Non a caso, lo scorso febbraio, anche per dare un segnale dopo le prime proteste da parte dei dipendenti di fast food, ha aumentato il salario minimo per gli impiegati federali a 10,10 dollari l’ora. (di Gina Di Meo/ANSA)

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