Metalmeccanici sul piede di guerra, verso sciopero

TORINO. – Dopo i poliziotti, anche i metalmeccanici sono sul piede di guerra. “Proporremo alla segreteria nazionale di lunedì e all’assemblea dei delegati, convocata per il 26 e 27 settembre, una mobilitazione nazionale da concludere con una manifestazione a Roma e un pacchetto di ore di sciopero da articolare con iniziative nei territori”, annuncia il leader della Fiom, Maurizio Landini, che apre a Torino ‘Fiumana’, la festa dei metalmeccanici Cgil sulle rive del Po. “Vogliamo che il governo si renda conto – spiega Landini – che se vuole essere credibile deve investire sul lavoro. I poliziotti fanno bene a scioperare e non saranno gli unici.  Bisogna mettere insieme giovani, precari e tutti quelli che vogliono cambiare il Paese”. Il segretario della Fiom, che parla davanti ai delegati torinesi, aggiunge che “senza la definizione di un piano straordinario di investimenti pubblici e privati non si difende l’assetto industriale del Paese. Interi settori industriali potrebbero fra qualche mese non esserci più”. Landini cita la siderurgia, il comparto degli elettrodomestici, ma anche l’auto e invita a seguire l’esempio della Germania “dove governo, imprese e sindacati discutono insieme di fare un milione di auto elettriche”. “Di cosa stiamo invece discutendo in Italia? Dell’articolo 18 e di come si mangiano i gelati?”, ironizza Landini. Finita allora la luna di miele tra la Fiom e il premier Matteo Renzi? “Ognuno fa il suo mestiere – ribatte Landini – lo sciopero non è contro qualcuno, ma per chiedere che si facciano delle cose. Non è uno sciopero di protesta o di opposizione, ma è per difendere il lavoro. Noi vogliamo confrontarci. Non siamo un sindacato di governo, ma un sindacato autonomo che si confronta con il governo e con le forze politiche e fa le sue battaglie”. E, alludendo all’incontro del 27 agosto a Palazzo Chigi con Renzi, chiede: “Che cosa c’è di strano se il segretario generale della più grande organizzazione dei metalmeccanici incontra il presidente del Consiglio? In una situazione di crisi come questa è del tutto normale. Lo avevo fatto anche con Letta”. Quanto a Renzi, spiega, “abbiamo idee diverse ma anche rispetto reciproco”.