Ucraina: Intesa Kiev-ribelli, scatta il cessate il fuoco

MOSCA. – Con un accordo last minute ancora da perfezionare, raggiunto a Minsk, mentre continuavano i bombardamenti a Donetsk e a Mariupol con altri sette civili uccisi, scoppia improvvisamente la pace nell’est ucraino. Il cessate il fuoco è scattato puntualmente alle 18 ora locale (le 17 in Italia) e finora nessuno lo ha violato. Una intesa accolta con cauto ottimismo in Occidente ma che consente di arrestare temporaneamente il conflitto: salvando il presidente ucraino Petro Poroshenko dall’umiliazione di una sconfitta militare dopo l’incursione delle truppe russe, e il leader del Cremlino Vladimir Putin, almeno per ora, dalle ultime sanzioni definite dalla Ue. Il nuovo pacchetto, “duro e corposo”, andrà infatti di pari passo con l’applicazione dell’accordo sulla tregua, come ha spiegato il premier italiano Matteo Renzi. La discussione sullo status dell’est, come pure sull’eventuale adesione di Kiev ad una Nato che mostra i muscoli ai confini russi, è solo rinviata, probabilmente a dopo le elezioni politiche ucraine del 26 ottobre, che rinnoveranno un parlamento ormai non più rappresentativo. Poroshenko ha già anticipato di essere pronto a concedere un non meglio precisato “decentramento”, con libertà economica e linguistica. Al momento Putin appare come il vincitore della crisi: l’ingresso dei suoi parà ha ribaltato i successi dell’esercito ucraino costringendo Kiev al negoziato, il conflitto è solo congelato a tutto favore dei ribelli con tanto di loro riconoscimento come controparte, le sanzioni si allontanano e lui ne esce come il ”pacificatore” insieme a Poroshenko, escludendo Usa, Ue e singole potenze europee da una ribalta che trasferisce a Minsk, ossia nel cortile di casa. Certo, resta l’irritazione per il rafforzamento dell’Alleanza nell’Europa orientale, ma questa è un’altra partita da continuare a giocare: il ministero degli esteri russo ha già ammonito che la Nato ha usato la crisi ucraina solo ”come pretesto per attuare piani concepiti da tempo” e che le annunciate esercitazioni congiunte in Ucraina non faranno che ”accrescere la tensione” e ”minacciare” i progressi nel processo di pace. Il ”protocollo preliminare” della tregua è stato firmato durante una riunione del gruppo di contatto nella capitale bielorussa, sotto l’egida della rappresentante Osce Heidi Tagliavini: da un lato Kiev, affidatasi al pragmatico ex presidente ucraino Leonin Kuchma, dall’altro i ribelli, rappresentati al più alto livello dai premier delle due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, Alexander Zakharcenko e Igor Plotnitski. Presente anche l’ambasciatore russo a Kiev Mikhail Zurabov, che non ha firmato in quanto Mosca non si sente parte di un conflitto che ritiene esclusivamente interno. L’accordo prevede una dozzina di punti, tra cui alcuni già stabiliti: il cessate il fuoco, un non meglio precisato e ancora controverso ritiro di truppe e mezzi pesanti, l’accesso ai convogli umanitari e lo scambio di prigionieri, che comincerà nei prossimi giorni (i ribelli sostengono di averne oltre mille contro i 200 di Kiev). E’ previsto un monitoraggio internazionale con osservatori Osce, ma non è stato ancora formalizzato. Di questo e di altri punti si occuperà una commissione di lavoro ad hoc. Le precedenti tregue sono durate poco, ma questa, per quanto fragile, è frutto di un impegno diretto dei presidenti ucraino e russo dopo una recente telefonata. ”Ormai è nostra responsabilità comune far durare il cessate il fuoco a lungo”, ha sottolineato un soddisfatto Poroshenko. Anche il Cremlino plaude all’intesa e ne auspica il rispetto ”punto per punto da tutte le parti”. I ribelli hanno comunque già precisato che la firma non significa rinunciare all’idea di secessione, lasciando intendere che il negoziato sarà duro. L’accordo ha costretto l’Occidente ad una prudente apertura di credito, avallata anche dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon. ”Al cessate il fuoco devono seguire i fatti”, ha ammonito Obama dal vertice Nato di Newport, ricordando che se la Russia continuerà ad alimentare le tensioni ci saranno nuove sanzioni. Angela Merkel ha sottolineato che l’Alleanza va avanti sulla “doppia strategia: durezza, ma lasciando la porta aperta al dialogo”. Pure Renzi ha ricordato che “oggi la partita è in mano a Mosca”, auspicando che ”possa prevalere la saggezza” della Russia, ”anche perché nello scacchiere geopolitico internazionale abbiamo bisogno di una Russia pienamente integrata”. Quelli delle ultime 24 ore, potrebbero essere gli ultimi morti di una guerra già costata più di 2.600 vittime e oltre un milione di sfollati. (Claudio Salvalaggio/Ansa)