Usa: Obama cede su immigrazione, riforma solo dopo il voto

NEW YORK. – La riforma dell’immigrazione, di cui gli Stati Uniti hanno un disperato bisogno, puo’ ancora aspettare. Barack Obama ha infatti deciso di rinviare i decreti annunciati all’inizio di giugno – e promessi per la fine dell’estate – a dopo le elezioni di meta’ mandato che si svolgeranno a novembre. Troppo delicato questo appuntamento – spiegano alla Casa Bianca – per rischiare. Perche’ se il presidente e’ pronto a mettere in campo una serie di decreti per ridisegnare il sistema dell’immigrazione e superare l’ostruzionismo dei repubblicani in Congresso, ci sono da prendere in considerazione le preoccupazioni di gran parte del suo partito: che teme ripercussioni negative sul voto con cui saranno rinnovati l’intera Camera dei Rappresentanti (attualmente a maggioranza repubblicana) e un terzo del Senato (a maggioranza democratica). Il timore – dato quasi per scontato che i repubblicani riconquisteranno la Camera – e’ soprattutto quello di perdere il controllo del Senato, consegnando di fatto l’intero Congresso in mano al Grand Old Party. A quel punto le gia’ piccole chance di portare avanti le riforme della Casa Bianca verrebbero di fatto azzerate, condannando Obama a vivere l’ultima parte del suo mandato presidenziale senza poter incidere praticamente su nulla. Uno scenario da incubo. “La verita’ e’ che il presidente deve pesare il fatto che siamo nel mezzo di una stagione politica elettorale e tutte le conseguenze di lungo termine”, spiegano alla Casa Bianca. Uno dei punti su cui il presidente dovrebbe intervenire e’ quello della protezione delle famiglie di immigrati che rischiano la deportazione (ci sono oltre 11 milioni di immigrati clandestini che vivono e lavorano negli Usa) e le migliaia di minori non accompagnati che hanno attraversato e continuano ad attraversare il confine col Messico. I democratici e alcuni repubblicani sono d’accordo nell’individuare un percorso che porti alla legalizzazione della gran parte degli irregolari. Ma – avversata dalla maggioranza del Grand Old Party – la proposta presentata da Barack Obama e approvata dal Senato e’ stata bloccata alla Camera.

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