Siria, tra moderati e lealisti a vincere è Assad

BEIRUT. – Per condurre la guerra ai miliziani dello Stato islamico gli Usa sono alla ricerca di “partner locali” anche in Siria. Ma i ribelli ‘moderati’, a lungo privati di sostegni efficaci e coordinati e senza alcun tipo di copertura aerea, assomigliano ormai a una specie in via di estinzione, sopraffatti da gruppi estremisti, dai lealisti e dagli stessi jihadisti, per circa un anno lasciati liberi dalle forze di Damasco di occupare vaste zone nel nord e nell’est del Paese. Tre anni e mezzo dopo lo scoppio delle violenze in Siria, il regime del presidente Bashar al Assad non è più descritto solo come autore di crimini di guerra e contro l’umanità, ma come il partner affidabile nel nuovo capitolo della saga “guerra al terrorismo”. Dalla metà di giugno sono iniziati inediti raid aerei lealisti sulle roccaforti dello Stato islamico nelle regioni di Raqqa e di Dayr az Zor. Nelle ultime 48 ore, 35 jihadisti e 26 civili sono stati uccisi nei due capoluoghi in attacchi aerei delle forze governative siriane. In particolare, secondo un bilancio aggiornato degli attivisti dell’Osservatorio nazionale dei diritti umani (Ondus), almeno 53 persone sono morte in seguito a un raid condotto su una roccaforte dell’Isis nella regione di Raqqa: inclusi diversi jihadisti, ma anche civili fra cui – stando a questa fonte – 5 donne e 3 bambini. Nonostante il governo di Damasco si sia detto favorevole a un coordinamento con gli Stati Uniti e le altre potenze internazionali per condurre raid in territorio siriano contro lo Stato islamico, gli Usa, la Francia e la Gran Bretagna hanno escluso ogni collaborazione formale col regime di Assad. Fonti siriane hanno già ammesso a fine agosto che Washington e Damasco già dialogano “sotto il tavolo” tramite alcune cancellerie europee interessate a cooptare il potere di Damasco per evitare che i mujaheddin con passaporto europeo, dopo aver concluso il loro jihad in Siria, tornino nelle città del Vecchio continente. Nella ricerca di partner locali siriani, le alternative per gli Usa non sembrano affidabili. Anche per questo, affermano gli osservatori, il presidente Barack Obama ha ammesso di “non avere una strategia” chiara per combattere lo Stato islamico in Iraq e Siria. Le zone siriane controllate dai ribelli sono sempre più escluse dalla Siria che conta lungo l’asse urbano Daraa-Aleppo. Nel variegato fronte degli insorti, i gruppi estremisti tra cui i qaedisti della Jabhat al Nusra guidano le offensive nelle regioni del Golan, nella Siria centrale e nella regione nord-occidentale di Idlib. Si tratta di sacche di resistenza destinate a cadere una volta che le forze lealiste, sostenute da miliziani sciiti libanesi e iracheni, da Pasdaran iraniani e da consiglieri russi, avranno ripreso Aleppo est. Solo allora, il regime e lo Stato islamico si troveranno faccia a faccia. E per l’Occidente sarà scontato preferire Assad. (di Lorenzo Trombetta/ANSA)