Vacilla tregua in Ucraina, esplosioni, spari e un morto

ROMA. – Vacilla il cessate il fuoco tra Kiev e i separatisti filo-russi in Ucraina. Bombardamenti sporadici e raffiche di armi automatiche hanno scosso per ore i dintorni di Mariupol, importante città portuale nel sud-est del Paese sotto il controllo dei governativi, con almeno un morto e vari feriti; mentre colpi d’artiglieria sono stati sparati nei pressi dell’aeroporto di Donetsk, ‘capitale’ e bastione dei ribelli. Ma Bruxelles spera ancora che la tregua possa reggere. Il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy ha annunciato che l’Ue è pronta a fare marcia indietro sulle nuove sanzioni contro la Russia se lo stop alle ostilità dovesse consolidarsi e un negoziato di pace prendere l’avvio. Uno sbocco per ora del tutto teorico, ma in grado sulla carta di allentare la pesante tensione diplomatica con il Cremlino che ha minacciato ieri di reagire nel caso in cui fosse confermato il nuovo pacchetto di sanzioni, in attesa di essere formalizzate a Bruxelles domani. La prima vittima accertata, da quando è stata siglata la tregua venerdì scorso a Minsk, è una donna, uccisa la notte scorsa dopo una serie di spari a Mariupol, dove sono rimaste ferite anche almeno tre persone. In mattinata una serie di bombardamenti, accompagnati da raffiche di armi automatiche, ha investito la periferia orientale prendendo apparentemente di mira un posto di controllo dei lealisti. Stando all’Afp, in città vige adesso una calma apparente, ma per strada restano ben visibili i segni dei combattimenti notturni. A Donetsk invece testimoni hanno riferito di avere udito colpi di artiglieria contro un check-point dei ribelli nei pressi dell’aeroporto. E sugli attacchi le due parti si sono scambiate accuse reciproche. Secondo il sindaco di Mariupol a sparare per primi ai margini della città portuale sarebbero stati i separatisti che hanno anche distrutto un distributore di benzina. A Donetsk invece i ribelli accusano i governativi di aver aperto il fuoco. Silenzio, comunque, almeno per ora, dal Cremlino come dalla presidenza ucraina. Oggi il ‘premier’ dell’autoproclamata Repubblica di Donetsk, Alexander Zakharcenko ha intanto annunciato che a Minsk, entro una settimana, Ucraina, Russia, i ribelli e l’Osce discuteranno sulla possibilità di concedere uno statuto speciale alle regioni separatiste. “Se ciò non dovesse essere accettato allora il protocollo di accordo non avrà più alcun valore”, ha minacciato Zakharcenko, evocando ancora una volta “il riconoscimento immediato” della secessione. Un appello al dialogo e a una pace duratura è giunto viceversa dal Papa, all’Angelus, mentre il presidente Giorgio Napolitano ha espresso al collega ucraino Petro Poroshenko apprezzamento per il “suo coraggioso impegno personale nel contribuire a una soluzione politica”, nell’ambito del dialogo di questi giorni con Vladimir Putin. Sulla crisi è intervenuto anche Silvio Berlusconi, secondo il quale “a causa di una malaugurata carenza di leadership internazionale” si sta assumendo “un atteggiamento irresponsabilmente sanzionatorio nei confronti della Russia, che non può non difendere i cittadini ucraini di origine russa che considera come fratelli”. E in campo contro una rottura totale con Mosca è sceso pure il presidente dell’Uefa, Michel Platini: bollando come un “errore” qualunque ipotesi di boicottaggio della Coppa del Mondo di calcio in Russia nel 2018.

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