Ferrari-Montezemolo titoli di coda, 20 anni e 14 titoli

ROMA. – La maledizione dei perdenti ha colpito anche Luca di Montezemolo, il più vincente dei manager Ferrari, che con la Rossa ha vinto 14 titoli mondiali (e 118 Gran premi), ed è stato per anni con i suoi piloti e le sue monoposto sulle prime pagine di tutto il mondo. Suscitando anche qualche invidia di troppo. Ora per Montezemolo la musica è cambiata. Il tempo delle vittorie è finito, celebrazioni addio. La Rossa si lecca le ferite, ultima quella di domenica a Monza. Un disastro. Forse la fine di un’epoca, a sentire le parole del grande capo della Fca Sergio Marchionne che ha inviato al suo manager una specie di benservito a mezzo stampa: ‘La Ferrari non vince dal 2008’ le lapidarie parole di Marchionne, seguite da un secco ‘nessuno è indispensabile’. L’addio di Montezemolo dalla Rossa sembra dunque una questione a breve. Da tempo la gestione Ferrari era nel mirino delle critiche, auto incapace di vincere, ma soprattutto di tornare competitiva in F1, con il cavallino rosso sempre ad arrancare dietro ai missili su ruote di Mercedes Mc-Laren e Red-Bull. Tempi tristi, quasi un’umiliazione, ricordando i giorni felici, e nemmeno tanto lontani, quando la Rossa non ne lasciava a nessuno. Michael Schumacher infilava un mondiale dietro l’altro (dal 2000 al 2004). Maranello surclassava le rivali. Giornali e tv impazzivano per quell’auto che è anche un pezzo d’Italia. Montezemolo c’era anche in quei momenti. La storia tra il manager eclettico e multitask, capace di sedere in una moltitudine di cda, contemporaneamente, e la più prestigiosa delle scuderie automobilistiche, comincia più di 40 anni fa. Montezemolo, appena 23enne, mise infatti piede per la prima volta in Ferrari nel 1970. C’era ancora il Drake, che lo prese come assistente e lo fece direttore corse. Tempi d’oro per il giovane e brillante manager, di casa a casa Agnelli. Il giovane portò a casa tre titoli costruttori (1975-76-77) e due mondiali piloti con Niki Lauda (1975 e 1977), i due fecero un gran lavoro assieme. Poi Montezemolo andò via per seguire altri mille impegni manageriali (fra gli altri i Mondiali di calcio e la guida della Confindustria), e in Ferrari è tornato nel 1991 da Presidente. Nel 2000 dopo un digiuno ventennale il manager festeggia il ritorno del titolo mondiale a Maranello con Schumacher. Comincia il periodo delle meraviglie, la Rossa nelle mani del tedesco vince a ripetizione, dal 2001 al 2004 domina incontrastata. Stagione straordinaria, resa possibile dal genio di Schumacher e dalla sapienza tecnica di Jean Todt. Nel 2007, l’ultima doppietta (titolo piloti e costruttori) con Kimi Raikkonen. Nel 2008 l’ultima vittoria, il titolo costruttori. Dal 2008 cala il buio, vittorie addio. Gli uomini nel frattempo sono cambiati. Schumacher non c’è più, via anche lo stratega Ross Brawn, e pure Todt. Una squadra di vincenti, mai più ritrovata. Gli avversari intanto si rafforzano. Montezemolo corre ai ripari, ingaggia Fernando Alonso, due volte mondiale con la Benetton di Briatore, richiama Raikkonen. Ma la musica resta triste. Sconfitte e delusioni, malumori, clima teso. Macchina poco competitiva. Amarezze, solo in parte attenuate dallo straordinario apprezzamento del brand a livello mondiale, testimoniato da vendite record delle auto di Maranello. Il disastro di Monza potrebbe essere l’ultimo atto di Montezemolo in Ferrari. Ma nessuno ha vinto come lui. (di Francesco Gerace/ANSA)

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