Industria: rapporto Ue, l’Italia ha perso il 25% della produzione

BRUXELLES. – La competitività dell’Italia stagna e l’industria continua il suo declino sotto il peso della crisi, con un livello di produzione sceso del 25% rispetto al 2007. Serve quindi un “impegno continuativo e globale” per far rianimare il manifatturiero, consolidando “le aziende e i settori capaci di fabbricare con metodi di produzione sostenibili e di affrontare la concorrenza”. E’ il quadro tratteggiato dal rapporto annuale della Commissione Ue sulla competitività, che inserisce l’Italia tra i paesi “ad alta competitività ma stagnante o in declino” insieme a Francia, Gran Bretagna, Belgio, Lussemburgo, Svezia, Finlandia e Austria. Nel sistema rivisto che si concentra di più sugli indicatori industriali, i ‘primi della classe’ sono Germania, Olanda, Danimarca e Irlanda. La “valutazione” di Bruxelles della situazione italiana, ha affermato il commissario all’industria Ferdinando Nelli Feroci, “è fatta di chiaro-scuri”, dove a fronte di “un’analisi a tratti impietosa” ci sono “anche aspetti positivi”. L’Italia paga una pa inefficiente, la lentezza della giustizia civile e difficoltà di accesso al credito per le pmi. Tra i punti di forza, una bilancia commerciale in attivo anche se in contrazione, nicchie di ricerca capaci di produrre effetti positivi sull’innovazione e un peso del manifatturiero che, sebbene in calo, resta superiore alla media Ue (15,5% contro 15,1%). “La recessione ha lasciato il segno sull’industria italiana”, scrive il rapporto, spiegando che solo nel manifatturiero il numero di aziende si è ridotto del 19% dal 2007, colpendo “in modo particolarmente duro” i settori farmaceutico, tessile, del pellame e dell’abbigliamento. “Il potenziale del settore manifatturiero italiano è all’incirca un 15% al di sotto dei livelli anteriori alla crisi” e questo “con un calo di almeno il 20% registrato in 14 settori su 22, e un massimo del 40% nel settore automobilistico” con la conseguenza di un “calo medio della produzione manifatturiera pari al 24,5%”. La produttività, poi, “è rimasta sostanzialmente invariata”, contribuendo così “ad allargare ulteriormente il divario rispetto ai concorrenti”. Le aziende italiane, però, “stanno dimostrando un livello di adattabilità e resilienza che rimane un loro punto di forza”, afferma il rapporto. E’ quindi “requisito fondamentale”, avverte Bruxelles, “la creazione di un contesto imprenditoriale competitivo”, in quanto “nonostante gli sforzi del governo” pa e ambiente imprenditoriale “continuano a ostacolare la competitività dell’Italia”. Osservazioni, queste, che andranno a confluire nel processo del semestre europeo. (di Lucia Sali/ANSA)

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