Sanzioni Ue-Usa contro la Russia. Putin, “reagiremo”

BRUXELLES. – Dopo tre giorni di esitazioni e verifiche la Ue dà il via libera all’escalation delle sanzioni economiche contro la Russia. Da domani sarà operativo il nuovo pacchetto. E da Washington Barack Obama in serata annuncia che gli Usa “si uniscono” alla Ue nella “risposta alle azioni illegali in Ucraina”. L’Europa ha toni meno imperiosi, tanto che poco dopo l’ok alla pubblicazione delle sanzioni sulla Gazzetta Ufficiale, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy si affretta a dichiarare che “entro fine mese” potrebbe essere rivisto in funzione della situazione sul campo. Che però non sembra migliorare nonostante le rassicurazioni del presidente Poroshenko. Il corridoio di terra per unire la Crimea alla Russia sembra ormai stabilito. Ed i militari della Nato fanno sapere che non si vedono segnali di ritiro dei soldati russi dal territorio dell’Ucraina. Intanto basta l’annuncio del nuovo round di sanzioni Ue, che il rublo crolla al nuovo minimo storico: a 37,51 per un dollaro Usa, 48,41 per un euro. Mosca minaccia ritorsioni che potrebbero colpire i settori dell’auto e dell’abbigliamento. Il portavoce del ministero degli esteri avverte ‘a caldo’ che le misure europee “rappresentano una linea assolutamente non amichevole, che contraddice gli interessi della stessa Ue” e che la risposta “sarà commensurabile”. Serghiei Lavrov poi va oltre: “Con l’adozione di queste misure l’Ue ha di fatto compiuto la sua scelta contro il processo per una soluzione pacifica della crisi ucraina”, dichiara il capo della diplomazia russa. Per ora, non si fa cenno a tagli del gas, di cui si discuterà nel trilaterale Ue-Ucraina-Russia fissato a Berlino per il 20 settembre. Ma intanto la Polonia fa sapere che il flusso nel giro degli ultimi due giorni è tanto improvvisamente quanto misteriosamente calato del 45%. E anche la Slovacchia segnala ridotte forniture gas da Russia. Ufficialmente potrebbe trattarsi anche di ragioni tecniche. Ma il sospetto che siano “pilotate” è molto forte, perche’ entrambi i paesi fanno il reverse flow verso l’Ucraina. Le sanzioni americane colpiranno finanza, energia e difesa. Quelle europee, messe a punto prima della firma del cessate-il-fuoco, restringeranno l’accesso ai mercati finanziari europei non solo delle cinque banche controllate dallo stato già colpite a fine luglio, ma anche di tre produttori di armi e dei tre giganti del petrolio Transneft, Rosneft e Gazprom-neft. Sarà vietata la concessione di prestiti e gli acquisti di azioni e obbligazioni con scadenze superiori ai 30 giorni. Alla fine di luglio il limite era a 90 giorni. Non si mette a rischio la liquidità over-night e non viene colpita la circolazione dei titoli già esistenti sul mercato secondario, ma la reazione di Mosca dà la misura di quanto possano incidere. Inoltre è stato deciso di vietare le esportazioni dei servizi per la produzione petrolifera (come trivellazioni o prove dei pozzi) in alto mare e nell’artico, ma anche quella di shale gas. Stop anche all’export di beni ‘dual use’ sia per le aziende del settore quanto per quelle civili e blocco anche per le tecnologie militari. Inoltre sarà allungata la lista delle persone sanzionate con il congelamento dei beni ed il divieto di viaggio: altri 24 nomi, tra cui un paio di oligarchi della cerchia di Putin e la nuova leadership del Donbass ed il governo della Crimea, ma non ci saranno ministri del Cremlino. Assieme al bastone, la carota: così la Ue, che cerca di continuare a mostrarsi unita, precisa di essere pronta a rivedere il pacchetto entro fine mese se le cose miglioreranno davvero in Ucraina. La valutazione sarà fatta dal Servizio Diplomatico europeo, interpellando tutte le fonti. E non sarà facile. Secondo Poroshenko il piano di pace fa passi avanti, tanto che il presidente annuncia un ritiro di truppe russe. Prontamente smentito dai militari della Nato: “Sarebbe un primo passo, ma non ne abbiamo informazione”. Anzi, aggiungono: “Ci sono ancora circa mille soldati russi nel territorio dell’Ucraina orientale” e “ventimila sono ammassati alla frontiera”. (di Marco Galdi/ANSA)

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