La riforma del Senato riparte da Montecitorio, sprint per l’Italicum

ROMA. – Le riforme ripartono in Parlamento: quelle costituzionali hanno infatti iniziato oggi il proprio iter alla Camera, dopo il sì del Senato lo scorso 8 agosto e, in parallelo, la legge elettorale è stata al centro si un incontro a Palazzo Chigi tra il premier Matteo Renzi, il ministro Maria Elena Boschi e la presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Anna Finocchiaro. L’obiettivo dichiarato, sulla riforma del voto, è di far partire l’Italicum dalla prossima settimana a Palazzo Madama. L’apertura fatta mercoledì dal capogruppo di Fi al Senato, Paolo Romani, sulle modifiche all’Italicum richieste dai partiti piccoli, aveva fatto capire che sono stati sciolti buona parte dei nodi che tenevano ancora ferma la legge. Da Renzi, nell’incontro con Finocchiaro, è venuta l’indicazione di accelerare, dando la priorità all’Italicum rispetto al ddl Madia sulla riforma della P.a. su cui la commissione Affari costituzionali del Senato è attualmente impegnata. Nel primo pomeriggio, nella stessa Commissione, ma alla Camera, è iniziato ufficialmente l’iter della riforma costituzionale del Senato e del Titolo V. I due relatori, Francesco Paolo Sisto (Fi) e Emanuele Fiano (Pd), hanno illustrato il testo licenziato dal Senato, e tra sette giorni si riprenderà con la discussione generale. Boschi ha detto che “probabilmente” ci saranno delle modifiche, ma queste dovranno rispettare “l’impianto” del testo attuale: quindi stop al bicameralismo e sì ad un Senato espressione delle Regioni. Il ministro ha spiegato che l’Italicum e la riforma costituzionale viaggeranno “in parallelo”. Gli ottimisti sperano che la Commissione della Camera concluda il proprio esame tra due mesi, così da portare nell’Aula le riforme costituzionali dopo la legge di stabilità. Il governo vorrebbe che l’Italicum fosse licenziato dal Senato prima dell’arrivo a Palazzo Madama della legge di Stabilità, a fine novembre. Boschi si è definita “serena” e anche Sisto ha parlato di un “clima positivo” in commissione. Ma in contraddizione a questi giudizi ci sono state le indicazioni arrivate dal voto per l’elezione dei due giudici Costituzionali spettanti al Parlamento. La loro elezione è parte del “Patto del Nazareno”, in continuità – cioè – con il dialogo sulle riforme tra Pd e Fi. Ebbene i due nomi su cui c’era una intesa – Luciano Violante e Antonio Catricalà – non hanno raggiunto il quorum necessario. Segno, come ha osservato Giovanni Toti, di “un disagio nei gruppi parlamentari” di Fi e Pd. Malessere che non riguarda tanto i due nomi in sé, quanto la tenuta generale degli accordi presi da Renzi e Berlusconi messa in discussione tanto da una parte della minoranza del Pd quanto dai “frondisti” di Fi. Che potrebbero quindi far sentire la loro voce sulle due riforme. (di Giovanni Innamorati/ANSA)

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