Redipuglia: il Papa in preghiera e silenzio dove combatté il nonno

REDIPUGLIA (GORIZIA). – Il 28 giugno 1904 Giovanni Carlo Bergoglio compie la visita di leva e viene “rimandato per deficienza toracica”. Non deve fare il servizio militare. La guerra non è ancora iniziata. Poi il conflitto prevale e, a trent’anni, deve andare al fronte. Inizia così la carriera militare del nonno di Papa Francesco, che il Pontefice ha voluto ricordare a Redipuglia, con la preghiera e con il silenzio contro la follia della guerra. Francesco ha pregato per tutte le vittime, anche per chi un secolo fa era il nemico, e ha iniziato la visita proprio dal cimitero austro-ungarico. Ma nella sua visita c’è stato anche un omaggio personale. A pochi passi dai gradoni imponenti e grigi del Sacrario, ci sono ancora i segni delle trincee. A pochi passi c’era la guerra, la morte. A pochi passi c’era un radiotelegrafista, perché tra i pochi che sapevano leggere e scrivere, che combatté la Prima Guerra Mondiale. Si chiamava Giovanni Bergoglio, nato nel 1884, matricola numero 15.543, un metro e 66 centimetri di altezza. Il nonno del Papa, professione caffettiere, in guerra perché non si poteva fare altrimenti. Giovanni entra nel conflitto il 10 luglio 1916 e viene assegnato al 78/o reggimento fanteria, al confine con la Slovenia, sul monte Sabotino. I combattimenti continuano per anni. Alla fine della guerra, il 78/o avrà segnato 882 morti, 1.573 dispersi e 3.846 feriti. Ma Giovanni Bergoglio si riuscì a salvare: il 15 agosto 1919 fu congedato con una dichiarazione di buona condotta. Fu premiato con 200 lire, e la libertà di poter tornare dalla famiglia, a Portacomaro, in provincia di Asti. La storia corre e si è fermata per un attimo, questa mattina, quando Papa Francesco ha ricevuto dai Capi di Stato Maggiore della Difesa e dell’Esercito il foglio matricolare del nonno. Il ricordo è personale e collettivo, come aveva spiegato il Pontefice annunciando la visita di Redipuglia, parlando di quell'”enorme tragedia che è stata la Prima Guerra Mondiale, della quale ho sentito tante storie dolorose dalle labbra di mio nonno”. L’insegnamento di Bergoglio è anche personale. Come un nonno, oggi si è fermato all’uscita dal cimitero – unico fuori programma della sobria visita, niente Papamobile ma una Golf – per parlare e dare una carezza a un gruppo di bambini. “Ci ha fatto recitare un’Ave Maria e fatto pregare per la pace”, ha raccontato emozionato uno dei piccoli protagonisti. (dell’inviato Beniamino Pagliaro/ANSA)

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