Isis minaccia l’Europa e i cristiani, “il Papa nel mirino”

IL CAIRO. – Lo Stato islamico minaccia “la guerra contro la coalizione, l’Europa, i cristiani” e fa appello ai kamikaze: “Preparate le cinture esplosive”. Mentre l’ambasciatore iracheno presso la Santa Sede lancia l’allerta: Papa Francesco “è un bersaglio, la strategia dell’Isis punta sul clamore mediatico”. I drammatici proclami dell’Isis contro la Coalizione voluta da Obama – che annovera 10 Paesi arabi e altre 30 nazioni – sono contenuti in due video rilanciati oggi dai media egiziani proprio mentre al Cairo sbarcava John Kerry, per tessere la tela dell’alleanza. Per l’Isis “non c’è spazio nel mondo moderno”, ha avvertito il segretario di Stato Usa, in una visita che di fatto segna il ‘disgelo’ con l’Egitto di Sisi. Il Cairo ha un “ruolo chiave” nella lotta al terrorismo, ha detto Kerry. In Iraq e Siria ma anche, forse soprattutto osservano gli esperti, in Libia. Il primo video Isis si intitola “Messaggio ai 40 Paesi alleati contro lo Stato islamico”, un audio montato sulle immagini dei miliziani all’assalto, alcuni addirittura a cavallo, e quelle di tanti leader, da Obama al re saudita fino a Putin e Cameron, o il vertice arabo-americano di Gedda, tre giorni fa. Tremenda la minaccia: “Che gli ebrei, i cristiani, i laici, gli atei comunisti e i rinnegati iracheni lo sappiano: resisteremo. Vivrete presto giorni neri”. Poi l’appello alle cellule: “Individuate gli obiettivi, utilizzate autobomba, preparate gli ordigni e le cinture esplosive per uccidere”. Un altro video, poi ‘sparito’ dal web, profetizzava la guerra “contro l’Europa e i cristiani in Siria”. Difficile stabilirne l’autenticità: nelle ultime settimane gli esperti di monitoraggio del web hanno segnalato che i gruppi estremisti islamici stanno muovendo i propri account e ip, anche perché molti vengono oscurati o sono stati tracciati. Si registrano addirittura casi di ‘migrazioni’ sulla piattaforma Vk, la versione russa di Facebook. Da tutt’altro fronte, l’ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, Habeeb Al Sadr, ha avvertito: “Il Papa è un bersaglio”. “I nostri analisti, la nostra intelligence – ha aggiunto – fanno ipotesi in tal senso. I loro obiettivi sono riconosciuti. Io non escluderei che l’Isis arrivi a colpirlo”. Mentre lo Stato islamico minaccia e tenta di allargare i propri orizzonti coordinandosi con i jihadisti a Bengasi come in Sinai, Washington procede spedita con la Coalizione. Dopo aver incassato il sì di dieci Paesi arabi, Kerry ha fatto tappa al Cairo per mettere una pietra sulla frizioni del passato con l’Egitto, che ha un ruolo chiave nella partita. Il ministro degli Esteri di Obama ha ricordato il peso culturale dell’Egitto e delle sue autorità religiose nel mondo arabo ed ha elogiato la lotta al terrorismo in Sinai, che pone il Paese “sulla linea del fronte”. “Ho incontrato il presidente Sisi: siamo d’accordo l’Isis deve essere distrutto”. Kerry ha spiegato che è per sostenere questa causa che Washington ha dato via libera alla fornitura di otto elicotteri da combattimento agli egiziani. La guerra all’Isis “non conosce frontiere”, ed è importante l’impegno egiziano per stabilizzare la Libia. Lunedì a Parigi al summit sull’Iraq gli Usa arriveranno forti del sostegno egiziano. Due giorni dopo a Madrid, nella conferenza internazionale sulla Libia, l’Egitto sarà forte dell’appoggio americano, in quella che si presenta come una potenziale Nuova Frontiera nella lotta all’Isis. La sconfitta del Califfato di Bengasi. (di Claudio Accogli/ANSA)

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