Sondaggisti: “Per Renzi il consenso resta sempre alto”

MILANO – La fiducia degli italiani nel premier Matteo Renzi resiste. E “resta alta l’apertura di credito” accordata al presidente del Consiglio, nonostante le critiche, come quella del direttore del ‘Corriere della Sera’ Ferruccio De Bortoli nel suo editoriale. Ne sono convinti diversi sondaggisti, concordi sul fatto che “l’opinione pubblica vasta legge poco i giornali o segue altri canali” e che “la popolarità di un leader dipende da altri e diversi fattori”.

Un editoriale “arriva alla classe dirigente, che ne farà le sue analisi e considerazione”, ma per il momento “nessun calo di consensi”. La gente “continua a credere nella promessa di cambiamento”.

– Sicuramente gli spostamenti nella popolarità dei leader politici non dipendono mai da un solo fattore – premette Nando Pagnoncelli, presidente di Ipsos -. In questo momento sono diversi gli elementi che possono influenzare il consenso sul premier: un attacco sulla stampa come quello di De Bortoli, l’acceso dibattito sulla modifica dell’articolo 18 e molti altri. Ma in questo periodo, nonostante i mezzi di informazione abbiano adottato uno stile un po’ più critico nei confronti del premier, non abbiamo riscontrato un calo vistoso di popolarità.

Osserva ancora Pagnoncelli:

– E’ anche vero che stiamo vivendo una stagione nella quale il presidente del Consiglio incarna la speranza di cambiamento del Paese e, sebbene i risultati possano essere un po’ più bassi rispetto a giugno scorso quando, sull’onda del risultato elettorale delle Europee c’era stata un’impennata di consensi, ad oggi ci risulta ancora una forte popolarità. Ciò non significa che nelle prossime settimane tutto rimarrà uguale ma – aggiunge – difficilmente sarà un unico elemento a farla scendere. Renzi ha incassato un’apertura di credito dagli italiani, per questo molte delle persone che interpelliamo regolarmente esprimono, nella peggiore delle ipotesi, una sospensione di giudizio, altri continuano ad essere fiduciosi nel cambiamento del Paese.

Dello stesso avviso Maurizio Pessato, presidente di Swg, convinto che “i giornali non abbiano un potere tale da influenzare il consenso popolare perché rimangono strumenti di élite, nel senso che l’opinione pubblica, in termini di massa, segue altri canali”.

– E’ ovvio che il quotidiano nazionale ha la sua autorevolezza – commenta – ma parla più al ceto dirigente che non all’opinione pubblica nel suo complesso. Poi è chiaro che se sposa una causa, reitera una posizione, alla lunga tutti gli strumenti di comunicazione di massa possono avere un’influenza, maggiore o minore. Ma per il momento, nell’immediato, nessun calo nei consensi.

Un editoriale, seppure su un autorevole quotidiano, “intacca il consenso molto poco” sostiene Renato Mannheimer, perché “una cosa è il consenso popolare, un’altra è l’opinione delle classi dirigenti. E l’editoriale di De Bortoli – prosegue – lo ha sicuramente letto tutta l’élite italiana, che ci avrà riflettuto e fatto le sue considerazioni. Ma la grande massa delle persone non legge il giornale, guarda le notizie in tv e i giovani quasi solo su internet.

Quanto ai contenuti e alle critiche fatte dal direttore del ‘Corriere’, Mannheimer riferisce che “in un recente sondaggio anche l’opinione pubblica vasta, quella che non legge per intenderci, pur continuando a sostenere Renzi, nel 70% dei casi ha detto che il premier parla tanto ma fa poco”.

– L’osservazione che apre l’editoriale di De Bortoli, dunque, è condivisa dagli italiani che, nonostante questo, lo supportano. Certo la fiducia è diminuita ma resta alta – conclude – sia perché la comunicazione del premier ‘arriva’ sia perché non ci sono grandi alternative.

Non si sbilancia Antonio Noto, direttore dell’istituto d’indagine Ipr Marketing.

– E’ difficile prevedere quale sarà l’effetto della presa di posizione del ‘Corriere della sera’. Da un punto di vista ideologico – afferma – questo intervento segna uno spartiacque tra un periodo di attendismo da parte dei media, durante il quale il governo ha goduto di una sorta di immunità e l’apertura alle critiche. Se questo lanciato da De Bortoli è un segnale che avrà seguito – conclude Noto – è probabile che si rifletta anche sull’opinione pubblica.

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