Grecia affossa le Borse, in fumo 276 miliardi, Milano -4,4%

MILANO. – La Grecia torna a spaventare le borse. In un contesto di grande nervosismo per i mercati, sui quali continuano a piovere segnali di indebolimento dell’economia, specialmente di quella europea, le intenzioni di Atene di accelerare l’uscita dal piano di aiuti della Troika hanno agito da detonatore affossando i listini del Vecchio Continente e ridando fiato allo spread. Piazza Affari ha perso il 4,44%, mangiandosi tutti i rialzi della prima parte del 2014 e tornando ai livelli di metà dicembre 2013. In fumo 19,9 miliardi di euro, che salgono a 276 se si considerano tutte le borse europee, uscite anch’esse con le ossa rotte dalla seduta odierna: Londra ha ceduto il 2,8%, Francoforte il 2,9%, Parigi e Madrid il 3,6%. A certificare i timori sull’economia il prezzo del petrolio, ai minimi da quattro anni a causa della debolezza della domanda globale. Il clima plumbeo ha ridato fiato anche allo spread: quello tra btp e bund tedesco si è allargato fino a 170 punti base per poi chiudere a 166 punti, 20 in più di ieri. I rendimenti dei nostri decennali sono saliti al 2,41% ma le tensioni hanno interessato tutti i titoli di Stato dei Paesi periferici, con gli investitori che si spostavano verso i più sicuri bund. Anche Oltreoceano le cose andavano male con con l’indice S&P 500 di Wall Street che arrivava a perdere fino al 3%. Ma è ad Atene che si è consumato il disastro. La borsa, dopo il crollo di ieri (-5,7%), ha perso un altro 6,25%, con una perdita ‘intraday’ massima del 10%. I rendimenti dei titoli di stato decennali sono balzati di 76 punti base, al 7,6%. E le banche sono crollate per un report di Fitch che ha messo in guardia dalla loro vulnerabilità. La situazione politica di Atene agita i mercati: per recuperare terreno rispetto all’opposizione di sinistra di Syriza, in vantaggio nei sondaggi, il governo di unità nazionale di Antonis Samaras intende anticipare l’uscita dal piano di aiuti della Troika, prevista per fine 2015, in modo da allentare il cappio dell’austerity. A febbraio la Grecia rischia di tornare alle urne in caso di stallo sull’elezione del presidente della Repubblica, per la quale sono necessari quorum di cui la maggioranza di Samaras non dispone. Lo scenario certamente non è gradito agli investitori, che temono un allentamento del rigore e rischi per i germogli di ripresa. Forse per questo nel corso del consiglio dei ministri – riporta Bloomberg – Samaras avrebbe escluso elezioni prima del 2016 e promesso di continuare lungo il cammino delle riforme e del consolidamento fiscale. La mina greca si innesta su un contesto di fibrillazione per i mercati, aggrappati alle politiche espansive delle banche centrali e delusi dall’andamento dell’economia, specialmente europea. Oggi i dati sulle vendite al dettaglio Usa e l’indice manifatturiero di New York hanno deluso le attese. La crescita economica negli Stati Uniti andrà avanti ad un ritmo moderato e stabile ha comunque promesso la Fed nel Beige Book, prevedendo un aumento della spesa dei consumatori americani e un ulteriore miglioramento dell’occupazione. (di Paolo Algisi/ANSA)

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