Camera di Commercio Venezolano-italiana: Compiere sessant’anni e non dimostrarli

CARACAS. – In una Caracas tumultuosa dove la vita scorreva frenetica e dalle navi che arrivavano nel porto di La Guaira sbarcavano frotte di emigranti che cercavano in Venezuela una nuova opportunità di futuro, un gruppo di imprenditori decise di gettare le fondamenta di una nuova istituzione che permettesse di facilitare ed  incrementare gli scambi economici tra il paese di residenza e la madrepatria. Nasceva così la Camera di Commercio, Industria ed Agricoltura Venezolano-Italiana. Sono stati i primi ambasciatori del made in Italy: avevano capito quanta voglia d’Italia c’era tra quegli emigranti che arrivavano con le valigie di cartone e tanta nostalgia. Cercavano di replicare in Venezuela lo stile di vita a cui erano abituati: dalla pasta ai formaggi, dalla sartoria ai prodotti di bellezza, dalla vespa alla Fiat, dall’Olivetti alla Innocenti…

In un articolo pubblicato sulla nostra “Voce” il giornalista Carlo Sircana così ricordava il momento della sua fondazione.

Nell’agosto del 1953 un gruppo di volenterosi e noti operatori italiani si riunì per esaminare la possibilità e l’opportunità di dar vita ad un organo capace di aiutare con i suoi consigli e la sua dottrina i connazionali che avessero o volessero iniziare in Venezuela una attività economica, e i venezolani interessati all’interscambio con l’Italia nei settori della finanza, dell’industria, del commercio e dell’agricoltura. Scopo precipuo del nuovo organo doveva essere una continua e cordiale cooperazione tra le autorità e le forze del lavoro italiane con le autorità e le forze del lavoro venezolane, essendo chiaro che soltanto con una intima collaborazione italo-venezolana si sarebbe riusciti a salvaguardare i reciproci interessi economici mantenendo relazioni amichevoli e il più possibile intime.

La riunione avveniva in seguito all’iniziativa dell’allora Ambasciatore d’Italia, dott. Bova Scoppa, che il giorno 15 di quel mese di agosto aveva convocato gli esponenti delle attività commerciali, industriali e finanziarie italiane ai quali aveva esposto l’idea, dando anche direttive per la costituzione di un’Associazione che fosse inquadrata nella realtà della vita economica e politica venezolana e, al pari degli altri organismi similari esistenti nel Paese e in ossequi alle leggi venezolane fosse autonoma e indipendente.

Insistette l’Ambasciatore Bova Scoppa trovando consenzienti gli operatori italiani sul fatto che l’organizzazione dovesse accogliere, non solo gli italiani qui residenti ma anche, e in particolare, il settore economico venezolano interessato all’interscambio fra i due paesi.

Il gruppo che si era riunito in seguito a questa convocazione, dopo ampia discussione decise di iniziare seduta stante il lavoro di organizzazione, alla quale presero parte notevolmente attiva l’ing. Raffaele Staccioli, il dott. Giuseppe De Stefano, l’ing. Rubino Rubini e i sigg. Francesco Pace e Fiancado Ugo. Fu così che dopo lunghe e laboriose trattative, contatti ad alto livello e intenso lavoro di inquadramento, il 23 settembre di quello stesso anno nacque la Camera di Commercio, Industria e Agricoltura Venezolano-Italiana di cui, quel giorno, fu appunto convocata l’Assemblea Costitutiva.

E concludeva l’articolo con un elogio alla collaborazione italo-venezolana.

Come si vede, la Camera di Commercio, Industria e Agricoltura Venezolano-Italiana può essere additata come un chiaro e probante esempio di quello che deve e può essere la collaborazione fra Italia e Venezuela.

Sessant’anni sono passati da allora, ma la conclusione è sempre la stessa.

Sessant’anni di storia, di successi, di pause e ripartenze tra gli alti e bassi dei flussi e riflussi economici del Venezuela sono stati raccontati in un video presentato durante la cerimonia che ha voluto festeggiare il compleanno della Camera. Immagini e spezzoni di documentari che mettono in evidenza l’incisivo apporto che hanno dato gli italiani a questo paese del quale sono diventati un fattore determinante di sviluppo. I primi si dedicarono all’agricoltura in quel di Turén, poi alla costruzione di intere urbanizzazioni, strade e autostrade, opere civili, all’artigianato e all’industria, dal settore metallurgico al calzaturificio, e nel mondo della cultura esprimendo artisti del calibro di xxxx Daini e Giorgio Gori, poeti come Vicente Gerbasi ed intelletuali come Eduardo Crema. Non c’è un settore della vita del paese in cui qualche italiano non si sia messo in evidenza, pagando anche un debito di sangue con migliaia di morti bianche, caduti sul lavoro nella costruzione della Venezuela del futuro, immaginata dal dittatore Marcos Pérez Jiménez. Un’inchiesta della Voce nel 1957 accertò e denunciò che ogni 84 ore un italiano perdeva la vita sul lavoro. Di quell’epoca anche i primi desaparecidos del Sudamerica: sette siciliani sequestrati dagli sgherri della Seguridad Nacional agli ordini del famigerato Pedro Estrada, furono accusati di un complotto contro la vita del presidente.  Rinchiusi nelle carceri segrete non furono più trovati. Nel suo libro “Cuando era feliz e indocumentado” il premio Nobel Gabriel García Márques riporta l’episodio poi raccontato in prima persona in “Inchiesta a Caracas” dal nostro direttore Gaetano Bafile che aveva cercato inutilmente di far luce su quella scomparsa.

Per festeggiare questa importante ricorrenza la Camera di Commercio Venezolano-Italiana ha dato appuntamento a soci ed amici presso la Quinta La Esmeralda nella zona di Campo Alegre di Caracas. Ad accogliere gli invitati il presidente Sergio Sannia, i vice presidenti Lidia Bruttini e Alfredo D’Ambrosio, e il segretario generale Jean Pietro Cattabriga.

Lo speaker della serata Alvaro Peresutti, già presidente della succursale della Camera dello stato Carabobo, ha dato il via alla serata ringraziando i presenti e le autorità tra cui il nostro ambasciatore Paolo Serpi e signora, l’ambasciatrice della delegazione europea Aude Maio Coliche, e rappresentanti del governo venezuelano, la console reggente Jessica Cupellini e consorte, funzionari della nostra ambasciata Lorenzo Solinas e il direttore dell’ufficio per il commercio estero Pier Alberto Cucino.  Il “Grupo Vocale Voices” ha intonato gli inni nazionali del Venezuela e dell’Italia e poi a sorpresa il coro “Va’ pensiero” dal Nabucco di Giuseppe Verdi, sempre citato come una metafora della condizione dell’Italia dell’epoca, assoggettata al dominio austriaco e in varie occasioni proposto anche come inno nazionale italiano.

Il Presidente Sergio Sannia ha preso la parola innanzi tutto per ringraziare i presenti. Subito dopo ha messo in evidenza l’importanza storica della Camera e il ruolo svolto nello sviluppo sociale, economico e culturale del Venezuela, principalmente nella diffusione del made in Italy, ormai riconosciuto come il terzo brand più famoso del mondo. La Cavenit con i suoi circa 800 soci è la camera binazionale più grande in Venezuela e la quarta tra quelle italiane nel mondo. Uno degli obiettivi principali della nostra Camera, come già citato negli statuti della fondazione, era quello di stimolare l’integrazione tra i due paesi, un traguardo pienamente raggiunto dalle imprese dei nostri soci che sono cresciute nel tempo, si sono tramandate di padre in figlio, ed ormai fanno parte integrante del tessuto economico del paese.

Continuando così, tra 60 anni siamo sicuri che i nostri nipoti staranno qui festeggiando, ha detto il presidente Sannia per poi proseguire con un sorriso e un pizzico di ironia: “ il prossimo appuntamento é per il 2074”.

Alla fine il presidente Sannia ha voluto trasmettere a tutta la comunità imprenditoriale parole di fiducia sul futuro del Venezuela, nonostante gli attuali  momenti difficili a causa della svalutazione, dell’inflazione e dei controlli di cambi. Poi, da buon napoletano concludeva citando una celebre battuta di Eduardo di Filippo contenuta nella commedia Napoli milionaria: “Adda passà ‘a nuttata!!!”, come un invito di speranza e fiducia nel futuro.

Di seguito prendeva la parola l’ambasciatore Paolo Serpi mettendo in evidenza come gli italiani si siano perfettamente integrati in questo paese, contribuendo a migliorare e mantenere al più alto livello le relazioni con l’Italia. Un popolo, quello italiano, che conosce molto bene il significato della parole integrazione, giacché è esso stesso una perfetta sintesi della mescolanza di razze che in un modo o nell’altro si sono insediate nei secoli sul nostro territorio. Ha spiegato che la crisi, iniziata come finanziaria negli Stati Uniti, si è sparsa a macchia d’olio in tutto il mondo e non ha risparmiato neanche paesi, come il Venezuela, ricchi di materie prime come il petrolio. In questo contesto la nostra Camera ha svolto, in collaborazione con l’Ice, un lavoro costante e persistente confluendo l’attenzione sui prodotti italiani per incentivarne l’esportazione in Venezuela. E senza lasciare da parte anche programmi di responsabilità sociale soprattutto nel settore della produzione del cacao e nella sua successiva elaborazione in cioccolato.

Nel corso della serata sono state consegnate targhe ricordo ai soci Leonardo De Stefano in rappresentanza della ditta C.A. Deca per i 52 anni di affiliazione; a Fulvio, Elisabeth e Bruno Ava di Icet Arte Murano per i 55 anni; e particolarmente significativa la consegna della targa alla ditta Vinccler ricevuta da Elda e Giacomo, nipoti del fondatore Giacomo Clerico, a testimonianza di come di generazione in generazione si tramandano i valori di imprenditorialità e lealtà all’impresa familiare.

Infine targhe anche al personale con maggiore anzianità di lavoro nella Camera: a Italia Martini della sezione di Valencia, Yelitza Pereira di Aragua e Lina Poli con 23 anni di servizio in Caracas.

Per concludere ringraziamenti agli sponsor Alnova, Grupo Giorgio, Academia Carbone Espresso e Procesadora Kakao Real e la scuola di cioccolato.

Con grande allegria è stata accolta l’immancabile torta con le 60 candeline spente dal presidente Sergio Sannia, Mario Galardi già presidente della Camera nel periodo 1996-98, la console reggente Jessica Cupellini, Arianna D’Ambosio pronipote di uno dei fondatori Alfredo D’Ambrosio, Elda e Giacomo Clerico. (Antonio Romani/Voce)