4 novembre: medaglia d’oro all’alpino-eroe

ROMA. – “Dopo essere stato colpito, per una manciata di secondi ho perso di vista l’obiettivo: in quei momenti pensi alla famiglia, a tua moglie, al figlio piccolo e a quell’altro che sta per nascere. Pensi anche che potresti morire. Ma dura un attimo: poi torni in te e l’unico pensiero diventa la missione assegnata e la sicurezza dei tuoi compagni. Così ho ricominciato a sparare”. Il caporal maggiore scelto dell’Esercito Andrea Adorno ha ricevuto oggi dal capo dello Stato – per questo suo gesto – la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Era l’estate di quattro anni fa. “Il 16 luglio 2010. E chi la dimentica quella data…”, racconta all’Ansa. Adorno, 34 anni, siciliano, era in servizio nel 4/o Reggimento alpini paracadutisti di Bolzano (ora a Verona), uno dei reparti d’elite delle Forze armate italiane. Quattordici anni “ad alta intensità”: una missione in Bosnia, una in Iraq, addirittura sei in Afghanistan. E non erano missioni semplici, specialmente per lui, che con gli altri del “Quarto” faceva parte della mitica “Task force 45”, il reparto composto dal fior fiore degli incursori. “Quel giorno – ricorda – eravamo nei pressi di Bala Murghab”, una delle aree più pericolose dell’ovest dell’Afghanistan a comando italiano. L’alpino paracadutista ancora oggi mantiene il riserbo sull’oggetto dell’operazione, nome in codice ‘Maashin’. Dice solo che “nella fase finale cominciano a spararci addosso. Gli insorti facevano fuoco e noi ci siamo attestati dietro ad alcune abitazioni. Eravamo a piedi. Davanti a me due squadre della nostra unità erano particolarmente esposte al fuoco: sparavano, ma era necessario che tornassero verso le nostre posizioni. Ho cominciato a fare fuoco di copertura per dargli la possibilità di avvicinarsi. Ad un certo punto sono stato colpito alla gamba destra”. Adorno, “sopraffatto dalla sorpresa”, per un attimo si ferma. Ma è giusto un attimo perché poi ricomincia a sparare ed è grazie a quel fuoco di copertura che le due squadre della Task force 45 riescono a mettersi al sicuro. E’ proprio un medico che si trova tra loro a prestargli il primo soccorso. Poi via, in elicottero, verso l’ospedale da campo americano di Bala Murghab. Missione finita.  Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano gli ha consegnato la Medaglia d’Oro al Valor Militare perché, dopo essere stato “investito con la sua unità da intenso fuoco ostile”, con “non comune coraggio e assoluto sprezzo del pericolo… reagiva con la propria arma all’azione dell’avversario. Avvedutosi che il nemico si apprestava ad investire con il fuoco i militari di un’altra squadra del suo plotone – si legge ancora nella motivazione – non esitava a frapporsi tra essi e la minaccia interdicendone l’azione. Seriamente ferito ad una gamba, manteneva stoicamente la posizione garantendo la sicurezza necessaria per la riorganizzazione della sua unità. Fulgido esempio di elette virtù militari”. “E’ una onorificenza di cui sono orgoglioso e onorato. Sento tutta la responsabilità verso i nostri Caduti, le loro famiglie e il Paese”. Ora Adorno ha lasciato il Quarto reggimento alpini paracadutisti. E’ in servizio al 62/o fanteria Sicilia, a Catania. “Era ora di fermarsi, volevo finalmente stare vicino alla mia famiglia”, dice. Di questo è felice, certo, ma nella sua voce sembra cogliersi un pizzico di rimpianto. (di Vincenzo Sinapi/ANSA)

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