Germania: Saggi economici a Merkel, governo frena il pil

BERLINO. – Adesso anche i saggi economici tagliano le stime e attaccano il governo di Angela Merkel: i consiglieri del governo – una commissione indipendente – hanno presentato il loro rapporto annuale, sostenendo a chiare lettere che le misure economiche della Grosse Koalition siano un ”peso” per la locomotiva. Un’analisi subito respinta dalla cancelliera, in partenza per il G20: le difficoltà non nascono a Berlino, ma nel contesto geopolitica internazionale. A fare pressione su Frau Merkel contribuiscono però anche le spinte su scala internazionale: l’Ocse ha ribadito oggi che Roma e Berlino rallentano l’eurozona. ”La perdita di slancio” e ”segni di rallentamento più marcati nel caso di Germania e Italia” sarebbero all’origine del fatto che la crescita rimanga ”debole” nell’eurozona. Mentre la situazione della Francia sarebbe ”stabile”. Intanto, a Berlino, allineandosi con le analisi dei principali osservatori economici del Paese, anche i saggi hanno rivisto al ribasso le stime sul Pil tedesco per il 2014, portandole dall’1,9% al 1,2%; e per il 2015, superando in pessimismo le aspettative del governo: secondo i consiglieri la crescita in Germania l’anno prossimo sarà soltanto dell&rsquo1%. “Il corso della politica economica attuale rappresenta un peso sullo sviluppo economico”, hanno sottolineato. E uno di loro, Peter Boefinger, noto per le sue tesi keynesiane, spesso in contrapposizione con le politiche del rigore, ha attaccato ancora una volta l&rsquoobiettivo del pareggio di bilancio, che dimostrerebbe “il vuoto di competenze economiche” dell’esecutivo Merkel. Dal canto suo il governo ha risposto di non temere affatto che la Germania possa scivolare nella recessione, già nel terzo trimestre i dati dovrebbero mostrare che la situazione si è stabilizzata, stando al bollettino del ministero dell’Economia guidato dal vicecancelliere Sigmar Gabriel. E la cancelliera ha reagito piccata: “Sarebbe interessante capire come misure non ancora entrate in vigore possano avere effetti sulla congiuntura”, ha detto. Il riferimento è all&rsquointroduzione del salario minimo, a partire dal prossimo 1 gennaio, e alla riforma sulle pensioni, molto contestata nel panorama economico, che prevede un abbassamento dell&rsquoetà da 65 a 63 anni, per chi abbia 45 anni di contributi versati alle spalle. (di Rosanna Pugliese/ANSA)

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