Niente date per Napolitano, ma basta crisi continue

ROMA. – “L’Italia ha il record mondiale di caduta dei governi: un record che volentieri io vorrei che cedessimo a qualcun altro”. Si affida a un inciso Giorgio Napolitano per ricordare a tutti quello che è stato il faro della sua azione al Quirinale: compito primario di un presidente è quello di garantire la stabilità degli esecutivi e non certamente agevolare eventuali scioglimenti anticipati dei governi. Mentre le voci si rincorrono e molti dal Pd si affannano a far sapere che è in atto una pressione sul capo dello Stato affinché ritardi il più possibile il suo addio al Colle, il Quirinale mantiene il massimo riserbo su quelle che già nei giorni scorsi ha definito “illazioni” della libera stampa. Ma ciò detto la decisione è presa, anche se è ovvio che si tratterà di una personalissima riflessione in cui certamente il presidente bilancerà con attenzione le proprie solitarie valutazioni con l’andamento della scena politica. Prevedibile quindi che ci possa essere una “finestra” più o meno ampia per formalizzare le dimissioni in modo da impattare il meno possibile sull’attività del Parlamento e sulla tenuta del Governo. Il minimo sindacale di fibrillazioni, quindi. Con alcuni paletti fermi che tutti conoscono: nessuna crisi immotivata e, soprattutto, nessuno scioglimento anticipato delle Camere.

Stato-mafia: attesa davanti al Quirinale

Chi conosce Napolitano e le sue determinazioni sa con sicurezza che il presidente non chiuderebbe mai questa lunga permanenza al Quirinale mettendo la propria firma sotto un decreto di scioglimento. D’altronde oggi i venti di crisi sembrano essersi allontanati dopo l’ennesimo incontro tra Renzi e Berlusconi che sembra aver blindato il patto del Nazareno avvicinando di molto Pd e Forza Italia a un patto di legislatura. Sembra quasi che il premier e il Cavaliere abbiano raccolto nei fatti l’appello di oggi del presidente: “di fronte alle grandi scelte (leggi riforme, ndr) bisogna lasciar da parte la conflittualità permanente per una visione comune, per l’interesse generale”. La stessa visione comune che prima o poi le forze politiche dovranno saper trovare per eleggere il nuovo presidente. Che non potrà avere – almeno a parere dell’influente quotidiano della City Financial Times – un profilo troppo diverso da quello di Napolitano. “Grazie a lui e a Carlo Azeglio Ciampi, l’istituzione Quirinale è l’unica che esce illesa, se non rafforzata” da questi ultimi terribili 15 anni nei quali la qualità della politica italiana si è avvitata in “incompetenza, corruzione e declino”. Una conferma di quanto i mercati guardino al Colle e alla credibilità del suo futuro inquilino. (Di Fabrizio Finzi/ANSA)