Scuola: Italia tra gli ultimi nell’Ue per efficacia insegnamento

BRUXELLES.- La Commissione Ue boccia l’insegnamento in Italia, dalla primaria all’università. Secondo il rapporto “Education and Training Monitor 2014” pubblicato dall’esecutivo comunitario, la scuola del Belpaese è infatti poco efficace e non adatta all’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Il dato più nero è la spesa pubblica destinata all’educazione: ultimi in Europa. Le scuole ed università italiane sono inoltre sotto la media europea per efficacia generale dell’insegnamento e il suo monitoraggio, la percentuale di laureati e quella di chi trova lavoro dopo la laurea, ma anche l’utilizzo di nuove tecnologie. Sopra la media europea, invece, gli abbandoni scolastici (18-24 anni) e le scarse competenze “alfabetiche e numeriche” degli adulti. L’Italia è il Paese Ue che destina meno risorse all’educazione a tutti i livelli (primaria, secondaria e universitaria): solo il 4% del Pil a fronte di una media europea del 5,3%. Peggio fanno solo Romania (3,0) Bulgaria (3,5) e Slovacchia (3,8). Il livello di “capacità di base” degli scolari più basso si registra nelle regione meridionali. Nonostante la situazione non rosea, gli esperti certificano strumenti di monitoraggio dell’educazione ancora in un fase embrionale e un percorso professionale degli insegnanti monotematico. A questo riguardo, gli insegnanti risultano spesso “non sufficientemente preparati” – nel 38% dei casi – ma in linea col trend europeo, anche se rispetto agli altri Paesi si fa meno per aggiornarne le competenze. Per quanto riguarda l’istruzione universitaria, l’Italia presenta la più bassa percentuale di laureati d’Europa, solo il 22,4% (media Ue del 38%), in Irlanda e Lussemburgo è addirittura del 51%. E i giovani che conseguono una laurea faticano a trovare lavoro: solo il 49% trova un impiego in tempi brevi (in Europa il 71%). Una situazione peggiore si registra solo in Grecia. Un’altro problema è quello dei ritiri scolastici. Il 17% degli studenti italiani tra i 18 e i 24 anni lascia la scuola senza aver conseguito un titolo di studio. Tra le cause: “le basse competenze alfabetiche e numeriche” delle famiglie, almeno il 30% (media europea del 19%). Scarsa l’inclinazione al “lifelong learning” – 6,2% a fronte di un 10,5% Ue – e di mobilità. Infine, secondo il Centro europeo per lo sviluppo della formazione professionale (Cedefop) solo il 66% degli italiani svolge un lavoro a qualifica medio-alta. (di Alessio Pisanò/ANSA)

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