Italia malata d’Europa, 13 trimestri senza crescita

ROMA. – L’Italia resta impantanata nella recessione, unico caso in Europa insieme a Cipro. Mentre nelle piazze infuria la protesta sociale, arrivata a scontri diretti con gli agenti di polizia, e Renato Brunetta paventa il rischio di una manovra correttiva entro fine anno, l’Istat certifica lo stato drammatico della nostra economia. Tra luglio e settembre il Pil nel nostro Paese è arretrato ancora, senza mostrare alcun segnale di risveglio. Le tabelle dell’Istituto sono implacabili: la crescita manca da 13 trimestri consecutivi, praticamente dalla metà del 2011. Il Pil ha perso da allora oltre 70 miliardi riportando l’Italia indietro di 14 anni, ai livelli del 2000. Il calo era atteso, come fanno notare fonti di Palazzo Chigi all’arrivo di Matteo Renzi a Brisbane per il vertice G20. E se questo non consola, lo scarto dello 0,1% neppure preoccupa, tanto più che “il tema riguarda tutta l’Europa”. Che in Italia ci sia un problema-crescita é cosa nota, rilevano ancora le fonti. E “che la percentuale Pil-debito aumenti con una crescita negativa è una banalità matematica”. Semmai é dalla Commissione europea che il governo italiano si attende “uno sforzo per rilanciare gli investimenti”. Intanto a ridosso della pubblicazione del dato trimestrale, la Borsa di Milano, che forse temeva un risultato anche peggiore, ha addirittura accelerato. Nel corso del 2014, le aspettative di ripresa sono state del resto progressivamente spostate in avanti nel tempo, fino ad essere ufficialmente rimandate al 2015. Governo e istituzioni internazionali sono ormai concordi nel prevedere il ritorno del segno più nelle statistiche italiane solo dal prossimo anno. Se politicamente fino a qualche mese fa si puntava molto sull’effetto positivo degli 80 euro, ora è al taglio delle tasse complessivo contenuto nella legge di stabilità, all’apertura dei cantieri dello Sblocca Italia e alle misure del Jobs act che si guarda infatti con fiducia come chiavi di volta per rilanciare la crescita. In Europa però c’è chi ha già riacceso i motori. E’ il caso della Francia ad esempio, spesso affiancata all’Italia come Paese da risanare profondamente. Dopo il -0,1% registrato tra aprile e giugno, nel terzo trimestre l’economia d’oltralpe è tornata a crescere, anche al di sopra delle aspettative. Il Pil ha registrato una variazione positiva dello 0,3%, grazie all’aumento della spesa delle famiglie (+0,2%) ma anche del settore pubblico (+0,5%). Non a caso è sul deficit che la Francia non rispetta i parametri europei, al contrario dell’Italia che invece si è imposta di rimanere rigorosamente sotto il 3% riducendo drasticamente la spesa pubblica. A ripartire è stata d’altronde anche la locomotiva tedesca che sembrava essersi improvvisamente arrestata. Grazie al traino dei consumi privati e questa volta anche delle esportazioni, il Pil è aumentato dello 0,1%, dopo il -0,1% registrato nel trimestre precedente. Dati positivi dunque anche se non da capogiro. La crescita in Ue c’è, è ripartita persino in Grecia (che ha messo a segno nel trimestre un incoraggiante +0,7%), ma è ancora modesta e stentata. Nel complesso l’Eurozona è cresciuta comunque di un marginale +0,2%, pur in leggera accelerazione rispetto al +0,1% del secondo trimestre, mentre per l’Ue a 28 la variazione è stata di +0,3%. Mentre per ora l’unica nota positiva per il nostro Paese arriva da Bankitalia che misura un leggero calo del debito. A settembre è sceso di 14,4 miliardi a 2.134 miliardi di euro. (di Mila Onder/ANSA)