Putin avverte, catastrofe se si attizza russofobia

MOSCA. – Lo zar Putin non e’ apparso in eventi ufficiali a Mosca dopo il sonno ristoratore con cui ha giustificato grottescamente ma anche sfrontatamente la sua partenza anticipata dal G20 australiano, dove i leader occidentali lo hanno messo sotto pressione per la crisi ucraina. Ma ci ha pensato la tv tedesca Ard a far sentire la sua voce con una intervista registrata nei giorni scorsi. Il leader del Cremlino ha rilanciato cosi’ l’idea di un’Ucraina federata, alla quale Kiev e’ contraria, e il monito a ”non alimentare surrettiziamente nel Paese la russofobia”, altrimenti il rischio sara’ ”una vera catastrofe”. Un avvertimento al quale ha fatto eco il ministero degli esteri russo in una nota contro le ”elucubrazioni” della Nato sul presunto sostegno russo ai ribelli del Donbass. ”Purtroppo l’Alleanza non cerca di parlare in modo costruttivo dei problemi gravi e preferisce attizzare i sentimenti anti russi per giustificare i suoi progetti…che mirano a rinforzare la presenza militare della Nato vicino alle frontiere russe”. Anche Putin, nella stessa intervista, se l’e’ presa con l’Alleanza, le cui due ondate espansive dal 2001 ”segnano una svolta significativa sul piano geopolitico”, con un avvicinamento ai confini del Paese. Il nodo, per il Cremlino, resta sempre lo stesso: il rischio che Kiev entri nella Nato. Il presidente russo continua ad invocare una sforzo comune sulla crisi ucraina, lamentandosi pero’ che l’Occidente non fa molto per influenzare i suoi ”clienti” a Kiev, a differenza di quanto sostiene di fare Mosca con i ribelli. Tanto da far negare a Putin la fornitura di armi: ”da dove provengono i loro veicoli blindati e i loro sistemi di artiglieria? Nel mondo contemporaneo la gente che conduce una lotta, e che considera legittima questa lotta, troverà sempre delle armi”. Ma la soluzione, a suo avviso, e’ il cessate il fuoco e un dialogo politico che porti ad una federalizzazione del Paese: ”ultimamente abbiamo sentito che si dovrebbe parlare non di federalizzazione ma di decentralizzazione. E’ davvero tutto un gioco di parole… Si possono coniare decine di altri termini” ma l’importante e’ che ”le persone che vivono in questi territori capiscano che hanno diritto a qualcosa, possono decidere qualcosa per se stessi nella loro vita”. Ma a suo avviso non va in questa direzione la decisione del presidente ucraino Petro Poroshenko di staccare la spina al Donbass, chiudendo tutti i servizi pubblici e i conti bancari. Sullo sfondo di una nuova guerra fredda, con tanto di espulsione incrociate di diplomatici polacchi e tedeschi sospettati di spionaggio, Putin continua intanto a tessere la sua tela con alleati storici come l’Iran (accordo per la costruzione sino ad otto reattori nucleari) e la Corea del Nord (domani vedra’ l’inviato speciale del leader della Corea del nord, Choe Ryong Hae). E a sfidare le dolorose sanzioni occidentali che stanno mettendo in ginocchio, oltre al rublo, le banche e le compagnie russe sanzionate: domani dara’ la sua benedizione alla mostra ‘Made in Russia’ dei prodotti alternativi a quelli occidentali embargati in risposta alla sanzioni, in una sorta di nuova, velleitaria autarchia. Ma il suo abbandono del G20 e’ stato interpretato dalla stampa russa indipendente come una sconfitta. O un ”errore”, un ”segno di stress”, come ha ammesso l’autorevole politologo Fiodor Lukiankov: ”andandosene prima, Putin ha dimostrato che i Paesi occidentali ora sono in vantaggio nei loro rapporti con la Russia”. (di Claudio Salvalaggio/ANSA)