Primi passi dell’Italicum in Senato. Renzi, approvazione entro l’anno

ROMA. – La riforma elettorale inizia il proprio cammino in Senato, dopo essere stata parcheggiata otto mesi, ma subito Forza Italia, Sel e la Lega tirano il freno a mano. La maggioranza è però sufficientemente compatta da poter sostenere con i numeri le modifiche concordate all’Italicum, alle quali ha fatto riferimento la relatrice alla riforma Anna Finocchiaro, nella relazione di incardinamento della legge in commissione Affari costituzionali. Il premier Matteo Renzi ha ribadito la volontà di incassare il sì del Senato entro l’anno, auspicio che si scontra però con un calendario parlamentare particolarmente fitto. Finocchiaro, nella sua relazione, ha sottolineato come l’Italicum rischia di non soddisfare tutte le condizioni poste dalla sentenza della Corte Costituzionale che a gennaio dichiarò illegittimo il Porcellum. La sentenza chiedeva di non comprimere troppo la rappresentanza in favore della governabilità. Questo implica, ha detto, l’esigenza di alzare la soglia per il premio di maggioranza (l’Italicum la fissa al 37%) e di abbassare quella di sbarramento. In più Finocchiaro ha prospettato la possibilità di spostare l’assegnazione del premio di maggioranza dalla coalizione alla lista vincente, per favorire appunto la governabilità, e di introdurre le preferenze. Insomma le modifiche concordate nel recente vertice di maggioranza e ribadite in serata da Renzi: “Mi pare che sia un ottimo traguardo – ha detto il premier – che consentirà di avere candidati riconoscibili, certezza di un vincitore e una maggioranza stabile non ricattata dai piccoli partiti”. Sulle preferenze Finocchiaro ha prospettato due “mediazioni”: o un sistema come il vecchio Mattarellum nel quale il 25% dei deputati veniva eletto in listini bloccati su base regionale; oppure ampliando le dimensioni dei collegi (diminuendone il numero oggi fissato a 120) così che solo il capolista sarebbe bloccato, mentre dal secondo il giù varrebbero le preferenze. Ma subito si sono messi di traverso tanto Forza Italia, quanto Lega e Sel. I capigruppo di Fi e di Sel, Paolo Romani e Loredana De Petris, hanno sostenuto che la riforma elettorale deve contenere norme valide anche per il Senato. L’Italicum non le contiene perché alla Camera furono tolte, anche su richiesta di Sel e Fi, per rassicurare dal timore di elezioni anticipate. Invece il leghista Roberto Calderoli ha chiesto lo stralcio delle norme sul Trentino Alto Adige, per il quale l’Italicum prevede collegi uninominali. Finocchiaro ha sostenuto che una legge elettorale valida per il Senato c’è, ed è il Consultellum, cioè quella che residua dalla sentenza della Corte. E comunque la presidente della Commissione ha detto che la discussione sarà “approfondita”, ma che non intende protrarla all’infinito così che “si perda nel tempo”. Insomma la maggioranza vuole il sì del Senato entro dicembre, ribadito da Renzi. Un rallentamento potrebbe arrivare dal calendario dell’Aula, dove a dicembre arriveranno il Jobs Act e la legge di Stabilità, e soprattutto l’ostruzionismo delle opposizioni. Gli azzurri vorrebbero giungere alle elezioni del nuovo presidente della Repubblica senza riforma già fatta, così da avere una carta in più da spendere nelle trattative. L’esito del voto domenica in Emilia di Lega e Fi, infine, potrà influenzare la decisione del Carroccio se legarsi o meno sulla legge elettorale alle posizioni di Forza Italia. (di Giovanni Innamorati/ANSA)

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