Papa: i soldi per il lavoro non ci sono, ma per le guerre sì

CITTA’ DEL VATICANO,. – Oggi “si sottolineano molto i soldi che mancano per creare lavoro”, ma “il denaro per acquistare armi si trova, per fare le guerre, per operazioni finanziarie senza scrupoli, si trova”. C’è un amaro e durissimo atto d’accusa nel videomessaggio che papa Francesco ha inviato per il quarto festival della Dottrina sociale della Chiesa, che si apre questa sera a Verona. Nel denso discorso videoregistrato trasmesso questa sera all’Auditorium della Gran Guardia, il Pontefice delinea quello che può essere il suo manifesto anti-crisi, invitando ad “andare oltre”, ad avere il “coraggio dell’iniziativa”, ad evitare la “schiavitù del denaro”, e anche a “rinnovare le relazioni di lavoro sperimentando nuove forme di partecipazione e di responsabilità dei lavoratori”. Per il Pontefice, se la situazione di crisi sociale ed economica “può spaventarci, disorientarci” o farci pensare che “noi non possiamo farci niente”, la cosa più sbagliata sarebbe “fermarsi a curare le proprie ferite”: una “trappola”, un modo di “truccarsi”, o di agire come Narciso. “Quella strada, no”, avverte Bergoglio. Piuttosto “è urgente abbandonare i luoghi comuni, che sono ritenuti sicuri e garantiti, per liberare le molte energie nascoste o non conosciute, che sono presenti e operano molto concretamente”. Quindi, “creare spazi e non limitarsi al loro controllo”. E secondo il Pontefice, “per andare oltre è necessario prendere l’iniziativa”. Rivolgendosi agli imprenditori, ai rappresentanti della cooperazione, il Papa ha sottolineato come sia “urgente prendere l’iniziativa, perché il sistema tende a omologare tutto e il denaro la fa da padrone”. Per il Papa “occorre un modo nuovo di vedere le cose”. E il suo esempio èp di forte impatto: “oggi si dice che tante cose non si possono fare perché manca il denaro. Eppure – osserva – il denaro c’è sempre per fare alcune cose e manca per farne altre. Ad esempio il denaro per acquistare armi si trova”, così anche “per fare le guerre, per operazioni finanziarie senza scrupoli”. Ma “di questo solitamente si tace”: “si sottolineano molto i soldi che mancano per creare lavoro – rimarca Francesco -, per investire in conoscenza, nei talenti, per progettare un nuovo welfare, per salvaguardare l’ambiente”. Il vero problema, quindi, “non sono i soldi, ma le persone”. “I soldi da soli non creano sviluppo, per creare sviluppo occorrono persone che hanno il coraggio di prendere l’iniziativa”, dice Bergoglio. E questo, elenca, “significa sviluppare un’impresa capace di innovazione non solo tecnologica; occorre rinnovare anche le relazioni di lavoro sperimentando nuove forme di partecipazione e di responsabilità dei lavoratori, inventando nuove formule di ingresso nel mondo del lavoro, creando un rapporto solidale tra impresa e territorio”. Prendere l’iniziativa significa anche “superare l’assistenzialismo”, afferma portando un altro esempio, quello del padre di un figlio down che si è inventato una cooperativa di ragazzi con quel problema, creando “le premesse lavorative con le quali suo figlio può costruirsi il suo futuro e la sua sana autonomia”. Per il Papa, “fermarsi significa chiedere ancora e sempre allo Stato o a qualche ente di assistenza, muoversi significa creare nuovi processi”. Il suo appello è a “promuovere e sviluppare i talenti”, e per far ciò – ripete – “è necessario aprire spazi. Non controllare spazi, aprirne”. Ed è evidente che ciò “riguarda in particolare i giovani”, perché “se vogliamo andare oltre dobbiamo investire decisamente su di loro e dare loro molta fiducia”. “Ma mi domando – è la conclusione, anch’essa amara, del Papa -: qual è la percentuale di giovani, oggi, disoccupati e senza lavoro? Questo significa andare oltre, o andare indietro?”. (di Fausto Gasparroni/ANSA)