Definì “indegno” Napolitano, Storace condannato a 6 mesi

ROMA. – Le parole di Francesco Storace che definì, nell’ottobre del 2007, “indegno” il capo dello Stato rappresentano per il tribunale di Roma un caso di vilipendio al Capo dello Stato. Per questo il leader della Destra è stato condannato a sei mesi di reclusione (pena sospesa) pur vedendosi riconosciute le attenuanti generiche. Si chiude così il processo di primo grado di una vicenda giudiziaria lunga oltre sette anni, iniziata da un commento lasciato sul blog personale dell’ex presidente della Regione Lazio. Poche righe in cui si definiva l’allora senatore a vita Rita Levi Montalcini come una “stampella” del governo presieduto da Romano Prodi che a palazzo Madama poteva contare su una maggioranza risicata. Le parole apparse sul web furono commentate dallo stesso premio Nobel con “sdegno” e rese da qualcuno che “non ha le mie stesse facoltà mentali”. Pochi giorni dopo la Montalcini incassò anche la solidarietà del capo dello Stato che definì quanto scritto sul blog dell’ex ministro della Salute come “indegno”. Dopo poche ore Storace utilizzò lo stesso aggettivo nei confronti dell’inquilino del Quirinale. Proprio per questa parola l’ex parlamentare fu denunciato per vilipendio e l’allora ministro della Giustizia Clemente Mastella autorizzò il procedimento penale. Storace chiese, inoltre, un incontro al capo dello Stato per chiedere formalmente scusa per quanto da lui detto. Con Napolitano avvenne l’incontro chiarificatore al Quirinale al termine del quale il Capo dello stato dichiarò la chiusa la vicenda. “Sono l’unico italiano condannato per questo reato – ha commentato a caldo Storace -. Questa è una sentenza su commissione. Ieri il Pd ha bloccato per voce della Finocchiaro ogni possibilità di discussione sull’abrogazione o modifica di questo reato anacronistico. Sarà contento Napolitano”. Per la difesa di Storace, rappresentata dagli avvocati Giosuè Naso e Romolo Reboa, la sentenza “in questi termini è inaccettabile”. I penalisti hanno annunciato che attendono ora “le motivazioni per ricorrere in Appello”. Il collegio difensivo ha ricordato l’altra vicenda giudiziaria che coinvolse Storace: lo scandalo del Laziogate. “Anche il quel caso il nostro assistito venne condannato in primo grado, ma in appello la situazione si ribaltò completamente con una assoluzione piena”. La sentenza ha scatenato anche reazioni dal mondo politico. In particolare l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, afferma che questa è una pronuncia “che deve far riflettere sul confine che separa la libertà di opinione dal vilipendio e le parole che hanno determinato la condanna sono certamente ascrivibili alla prima categoria, come del resto è apparso chiaro allo stesso presidente Napolitano”. Per Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale, il Quirinale “sarebbe dovuto intervenire per difendere la libertà di opinione e chiudere definitivamente il caso” mentre per il deputato di Forza Italia, Daniela Santanchè, siamo in presenza di una sentenza “vergognosa”.  (di Marco Maffettone/ANSA)